SENIGALLIA – Non finirà in tv la storia di Arianna, la giovane senigalliese accoltellata assieme a un amico durante l’estate dall’ex fidanzato che poi si è gettato dal tetto dell’edificio, morendo sul colpo. Non finirà in tv perché il drammatico episodio non può essere trattato solo per spettacolarizzare, ma deve essere uno spunto per indicare un modo di reagire ed evitare quindi atti di violenza, simili tragedie.
Lo affermano gli avvocati Roberto Paradisi e Matteo Giambartolomei, legali della ragazza senigalliese aggredita nell’abitazione di via Podesti lo scorso 27 luglio mentre era in compagnia di un suo amico, per mano dell’ex fidanzato 21enne Alessandro Piolo. Il quale poi è salito sul tetto del palazzo e si è gettato, in un tragico volo che non gli ha lasciato scampo.
L’episodio aveva destato molto scalpore a Senigallia e non solo, dato che solo per una pura eventualità non vi era stato uno dei tanti femminicidi di cui si parla nelle cronache nazionali. Nazionale sarebbe stata la ribalta mediatica della storia di Arianna che sarebbe dovuta comparire in tv su Rai Uno a La Vita In Diretta proprio oggi, venerdì 2 marzo, ma che è invece saltata dopo la comunicazione all’ultimo momento da parte dei responsabili del programma di Rai Uno che hanno deciso di separare, in due puntate diverse, la storia di Arianna dalla presentazione del progetto “Difesa legittima sicura” di cui la giovane è testimonial per scelta.
«Arianna non parteciperà più alla trasmissione “La vita vita in diretta” dove, alle 17, avrebbe raccontato la drammatica storia di cui è stata protagonista – spiegano gli avvocati Paradisi e Giambartolomei – . Gli autori del programma, solo nella mattinata odierna, hanno infatti informato Arianna e i sottoscritti legali che oggi si sarebbe parlato solo della vicenda del 27 luglio scorso mentre, per la settimana dell’otto marzo avrebbe trovato spazio il progetto “Difesa legittima sicura”. Arianna ha spiegato che la sua presenza era indissolubilmente legata al progetto a cui ha aderito non avendo alcuna intenzione di rivangare una storia così drammatica se non in chiave di testimonial del progetto a tutela delle donne e del diritto di difesa. Chiave di lettura quest’ultima che non sarebbe potuta emergere con il taglio informativo che, all’ultimo momento, avevano deciso di dare gli autori della trasmissione. D’altra parte, la storia di Arianna, come di diverse altre ragazze che si sono rivolte a “Difesa legittima sicura”, pur rivestendo chiaro interesse pubblico, non può correre il rischio di essere interpretata come spettacolarizzazione del dolore, rappresentando invece il mezzo attraverso il quale si può indicare una strada di reazione e di speranza per tutte le donne vittime di violenze e stalking».