PESARO – Riccardo nella diga del Furlo non c’è. E’ questo il responso delle attività di ricerca di Riccardo Branchini effettuate grazie a dei macchinari con tecnologia avanzata.
In pratica è stato calato nelle acque un robot subacqueo a sequenze e con la telecamera, una sorta di sonar che non avrebbe travato nulla di compatibile col corpo del ragazzo scomparso tra il 12 e 13 ottobre. Aveva lasciato la sua auto in prossimità della diga del Furlo, facendo pensare a un gesto estremo. Dopo il diniego di svuotare interamente la diga, d’intesa col procuratore di Urbino, nella giornata del 12 dicembre sono utilizzati altri macchinari per scandagliare i fondali. Una scomparsa con tanti punti interrogativi, a partire dal biglietto trovato nel borsone dell’amico. La famiglia continua a chiedere risposte.
Sul posto erano presenti una decina di soccorritori. Tra questi anche i sommozzatori, vigili del fuoco e le altre forze dell’ordine.
L’avvocatessa Elena Fabbri che segue la famiglia di Riccardo fa sapere: «Non è stato rilevato nulla di compatibile con Riccardo. La speranza che possa essere vivo da qualche parte c’è. Ringraziamo il procuratore e il Prefetto per la vicinanza e l’umanità dimostrata in questa operazione e nelle ricerche profuse».
La madre Federica Pambianchi ha detto al Ducato: «Nonostante abbiano controllato ovunque, anche nella parte rocciosa, la certezza totale che lui non sia qui non l’avremo mai. Nell’ipotesi di una fuga penso che possa essere a Dublino dove potrebbe aver trovato un lavoro». Riccardo infatti aveva da poco partecipato a un viaggio studio proprio nella capitale irlandese.