Pesaro

In fuga dopo gli stupri, l’evaso aveva machete e coltelli. E spunta anche una piantagione di marijuana

Federico Marcelli, 49enne evaso lo scorso 15 novembre, è stato trovato in un casolare in Umbria dai carabinieri. Ecco altri dettagli

PESARO – Emergono nuovi particolari sull‘arresto del latitante Federico Marcelli, 49enne pesarese in fuga dopo le condanne per stupro nei confronti di due donne. Aveva imbastito una coltivazione di marijuana e con sè aveva un machete.

I Carabinieri delle Compagnie di Pesaro e di Gubbio, lo scorso 10 dicembre, lo hanno arrestato per evasione dagli arresti domiciliari e per coltivazione di marijuana, già destinatario di un provvedimento di condanna per violenza sessuale perpetrata nei confronti delle ex conviventi emesso dalla Corte di Appello di Ancona.

Lo hanno trovato in una zona rurale vicino Gualdo Tadino, nella frazione di Cuggiano. Era in un casolare che aveva raggiunto con la sua auto, un fuoristrada appena comprato.

Ritenendo necessario perquisire anche i luoghi presso i quali l’uomo si nascondeva, i Carabinieri hanno deciso di controllare l’intero casolare e le relative pertinenze; all’esito della perquisizione veniva rinvenuta una serra allestita in una camera da letto per la coltivazione di piante di marijuana di cui otto già in avanzato stato vegetativo con infiorescenze.

All’interno della casa venivano poi rinvenuti – e sottoposti a sequestro – un machete, un pugnale e un coltello a serramanico.

Quanto rinvenuto veniva sottoposto a sequestro e l’uomo – oltre che in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Corte di Appello di Ancona – è stato arrestato in flagranza di reato per la coltivazione di stupefacente e denunciato per illecito possesso di armi bianche.



La vicenda ha avuto inizio nel pomeriggio del 15 novembre scorso quando la Centrale Operativa della Compagnia Carabinieri di Pesaro riceveva l’allarme inviato dal braccialetto elettronico applicato all’uomo sottoposto alla custodia domiciliare; l’immediato invio di una pattuglia consentiva ai militari di constatare l’assenza del condannato presso l’abitazione.
Attesi i precedenti di polizia e alla luce delle violazioni alle prescrizioni imposte, i militari – dopo aver immediatamente avvisato l’A.G. – predisponevano un servizio di tutela nei confronti delle vittime delle violenze, sorvegliando le abitazioni e i luoghi frequentati dalle vittime e attivando tutte le procedure necessarie al rintraccio. I controlli venivano eseguite principalmente dai Carabinieri della Compagnie CC di Pesaro coadiuvati nelle ricerche dai militari di Gubbio e del Reparto Indagini Tecniche del R.O.S. di Roma.

La Corte di Appello di Ancona – alla luce dei fatti segnalati dai militari – in data 17 sostituiva la misura cautelare degli arresti domiciliari con la custodia in carcere e attesa l’irreperibilità del condannato in data 22 ne dichiarava la latitanza.

Circoscritta la possibile area di ricerca e dai primi riscontri investigativi, le indagini conducevano i militari all’interno di un piccolissimo centro abitato in area rurale, ricadente nelle frazioni di Cugiano – Pieve di Compresseto, del comune di Gualdo Tadino (PG); nello stesso pomeriggio venivano controllate le abitazioni poste nell’area, fino ad arrivare ad individuare un casolare di campagna a due piani come possibile luogo all’interno del quale l’uomo poteva nascondersi.

I Carabinieri di Pesaro, con la collaborazione dei colleghi di Gubbio, decidevano di far irruzione e individuavano – all’interno dell’immobile – il soggetto ricercato il quale, alla vista dei militari, cercava invano di nascondersi.

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