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Con “La Liberazione” si celebra la memoria in bici

La società sportiva "Sportware" di Osimo organizza, domenica 9 luglio, un grande evento tra le pieghe della memoria. Un percorso in bicicletta attraverso i luoghi che l'esercito di Liberazione percorse per liberare Ancona.

Immagine tratta dal sito della società sportiva "Sportware"

OSIMO – Domenica 9 luglio si parte alle 9 dal piazzale Grande Torino di Osimo per la cicloturistica “La Liberazione”. Un percorso che seguirà il tracciato che l’esercito di Liberazione compì per liberare la città di Ancona. La manifestazione in bici è ideata e progettata dalla società sportiva “Sportware” di Osimo, sotto l’egida dell’ente di promozione sportiva Csen cui è affiliata e si snoderà principalmente su due percorsi lungo la bassa e l’alta valle del Musone.

Nelle gambe la strada, negli occhi la storia. L’iniziativa, contemporaneamente all’impegno sportivo, invita ad una profonda riflessione sull’importanza e la drammaticità di quei giorni, come pure alla rivalutazione della memoria di quegli eventi oggi pressoché sconosciuti o comunque dati troppo spesso per scontati. La fatica fisica che si fa per percorrere quei saliscendi in bicicletta e la lentezza con cui l’occhio riesce a contemplare un paesaggio dalle linee dolci, creano un’esperienza unica e particolare.

Emblematicamente l’evento prende il nome dall’immediata conseguenza di quegli episodi di guerra, la Liberazione appunto. Furono giorni di lutti terribili sia tra le truppe combattenti, sia tra la popolazione civile. Molti furono gli atti di coraggio e di vero e proprio eroismo, in entrambi gli schieramenti. Il sangue di tanti giovani fu versato.

«Lungi dal voler celebrare un’apologia della guerra, la manifestazione cicloturistica “La liberazione” è invece esattamente il contrario – dicono dalla “Sportware” – un inno alla pace, un invito alla solidarietà tra i popoli, all’incontro tra i diversi modi di essere che caratterizzano le differenti comunità umane, nel ricordo commosso di quei giovani che nell’estate 1944 furono costretti loro malgrado a spararsi addosso e a morire».