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Le Marche non brillano sull’impiego dei Fondi Ue

La nostra regione fanalino di coda in Italia per impiego dei Fers. Restano da spendere e certificare entro il 2023 circa 310 milioni per non rischiare di perdere i fondi

Le Marche sono il fanalino di coda in Italia per quanto riguarda la spesa del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), il più imponente a disposizione dell’Italia con un totale di 37 miliardi di euro. È quanto emerge da un’analisi dei dati pubblicati sul portale Cohesion Data della Commissione europea, che coprono l’andamento delle allocazioni della programmazione 2014-2020.

Alla fine del primo semestre 2022 la spesa certificata dalla Regione Marche e rimborsata da Bruxelles era pari a 275 milioni di euro, il 47% delle risorse a disposizione per il fondo nel periodo di programmazione 2014-2020. Restano quindi da spendere e certificare entro il 2023 circa 310 milioni per non rischiare di perdere i fondi.

Non significativamente migliore la situazione  per quanto riguarda l’assorbimento del Fondo sociale europeo (Fse), del quale la Regione Marche ha speso il 62%, ovvero 179 milioni su 287 pianificati. 

In base alle attuali regole, per non rischiare di perdere fondi l’ultima fattura dovrà essere emessa entro il 31 dicembre 2023. Tuttavia a Bruxelles si guarda con ottimismo alla possibilità che gli obiettivi fissati vengano raggiunti – e quindi non vengano perse risorse – grazie a uno scatto finale da parte delle amministrazioni italiane coinvolte, come già accaduto più volte in passato. Si sottolinea anche che, in seguito all’introduzione massiccia di nuove risorse con il React Eu, il tasso di assorbimento delle risorse si è abbassato.

A fine giugno 2022 quasi tutte le Regioni italiane hanno speso almeno la metà dei fondi strutturali europei dedicati allo sviluppo regionale (Fesr) e alla spesa sociale (Fse), ma l’Italia rimane ancora sotto la media europea per quanto riguarda il tasso di assorbimento delle risorse. 

In fondo alla classifica della spesa delle risorse Fesr, oltre le Marche, c’è l’Abruzzo che, pur essendo circa a metà strada nell’assorbimento dei fondi, si ritrova ad aver speso appena 139 milioni dei 275 che gli sono stati assegnati (circa il 50%). Vanno male anche la Campania e la Sicilia: in entrambe sono stati spesi poco più di 2 miliardi sui 4 pianificati (53%). Spiccano invece in cima alla graduatoria la Val d’Aosta, che ha speso la totalità dei fondi allocati, la Toscana (80%) con 626 milioni spesi su 779 (l’80%) e il Lazio con 762 su 969 milioni (79%). In totale ad oggi l’Italia ha speso circa il 60% dei fondi europei dedicati allo sviluppo regionale, cioè sotto la media europea che è pari al 72,56%, e si trova in diciannovesima posizione su 28, secondo dati che tengono ancora del Regno Unito. Questo vuol dire che per spendere e rendicontare il restante 40% delle risorse a disposizione, in base alle regole europee, restano circa 15 mesi. Se non sarà rispetta la scadenza di fine 2023, il rischio di perdere i soldi diventerà reale.

Per quanto riguarda il Fondo Sociale europeo (Fse), che per l’Italia vale complessivamente 23 miliardi nel periodo 2014-2020, quasi tutte le Regioni hanno raggiunto almeno il 60% della spesaNonostante ciò il nostro Paese è il penultimo in Europa per il tasso di assorbimento della spesa sociale. Ultime in classifica per il Fse sono Abruzzo e Sicilia che hanno speso rispettivamente il 58% e il 57%. La prima ha quindi speso circa 80 milioni sui 138 pianificati mentre la seconda 468 milioni su 820. Brilla invece il Piemonte, la regione più virtuosa, che su 872 milioni ne ha già spesi 866, il 99%. Lo seguono l’Emilia-Romagna col 98% e il Lazio col 97%.

Nel frattempo a luglio è stato firmato l’accordo di partenariato per i Fondi strutturali e di investimento europei 2021-2027 per cui in totale l’Italia potrà contare su oltre 75 miliardi di euro tra risorse europee e cofinanziamento nazionale. Le risorse in arrivo da Bruxelles ammontano a 43,1 miliardi di euro, comprensive delle quote destinate al Fondo per la Transizione Giusta – Just Transition Fund – e alla Cooperazione Territoriale Europea. La parte spettante direttamente alle Regioni sfiora i 48 miliardi di euro.