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La regione più precaria d’Italia

Secondo i dati Ires Cgil, nelle Marche solo 1 assunzione su 10 è stabile: l’88,5% dei nuovi contratti attivati sono precari, solo l’11,5% sono a tempo indeterminato, aumenta più che in ogni altra regione d’Italia l’utilizzo dei contratti a termine e le relative cessazioni

Occupazione, in crescita il lavoro intermittente e precario. Lo leggevamo, pochi giorni fa, nel Report dell’Osservatorio Regionale del mercato del lavoro, e lo leggiamo ancora oggi nei dati forniti dall’Osservatorio sul precariato Inps, rielaborati dall’Ires Cgil Marche: secondo quest’ultimo, l’88,5% dei nuovi contratti attivati sono precari, di questi il 74,2% a termine, il 5,2% di apprendistato e il 9,1% sono stagionali, solo l’11,5% sono a tempo indeterminato. Un quadro regionale ben delineato quanto sconfortante.

«Ormai, nelle Marche solo 1 assunzione su 10 è stabile. Nei primi cinque mesi del 2017, gli effetti del Jobs Act sui contratti a tempo indeterminato sono praticamente azzerati; risultano invece molto importanti gli effetti negativi legati alla liberalizzazione dei contratti a termine», denuncia la Cgil, secondo cui «nelle Marche il complesso delle assunzioni aumenta del 34,4% rispetto al 2016, più di ogni altra regione d’Italia e di più del doppio rispetto alla media nazionale e del centro Italia, ma aumenta più che in ogni altra regione d’Italia l’utilizzo dei contratti a termine e le relative cessazioni».

Secondo l’Ires, le assunzioni a tempo indeterminato sono 9.152, notevolmente inferiori rispetto a quelle del 2016 (-800, pari a -8,04%) e soprattutto rispetto al 2015 (-7.591, pari a -45,34%). Le Marche sono la quarta peggiore regione, dopo Lazio, Umbria e Abruzzo per calo dei contratti a tempo indeterminato, rispetto al 2016. Aumentano significativamente le cessazioni dei contratti a termine (+36,08) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un saldo tra assunzioni e cessazioni da rapporti di lavoro a tempo indeterminato negativo per 5.209 unità (due anni fa il saldo era di poco positivo).

Aumenta il lavoro precario con 59.004 avviamenti a tempo determinato (+45,08% rispetto al 2016), con 4.126 contratti di apprendistato (+37% sul 2016) e con 7.254 contratti stagionali (+30,6% sul 2016).

«Non è assolutamente arrivato il tempo di parlare di ripresa occupazionale – dichiara Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche – quello che preoccupa è la qualità del lavoro che si sta creando. La nostra regione è la più precaria d’Italia e questo triste primato è lo specchio del tessuto economico e produttivo, fatto di micro imprese, in ritardo e ancora troppo orientato alla competizione sui costi e in maniera specifica sul costo del lavoro». Per questo, il sindacato chiede «politiche attive sul lavoro e politiche industriali che orientino ad uno sviluppo di qualità, puntando  su formazione e qualificazione del personale».