ANCONA – Burocrazia, carenze infrastrutturali, rigidità del mercato del lavoro e incertezza sul futuro assetto del sistema bancario territoriale. Sono le maggiori preoccupazioni degli imprenditori marchigiani, riuniti domani, 26 maggio, al Palaindoor di Ancona per il Marketplace Day. A farsi portavoce dei “capitani d’azienda” è Diego Mingarelli, presidente del Comitato Regionale della Piccola Industria delle Marche.
Mingarelli, partiamo dal Marketplace Day in programma domani. Cosa è?
«Il Marketplace è la più grande occasione di incontro tra imprese, università, mondo del credito, start-up, operatori esteri, innovazione e molto altro ancora. Venerdì 26 maggio al Palaindoor di Ancona 500 desk saranno a disposizione di tutti gli espositori, una grande piazza dove scambiarsi idee, confrontarsi e crescere insieme. Un luogo dove negli anni sono nate sinergie, reti e collaborazioni, un vero e proprio hub di relazioni per traghettare il territorio verso Industria 4.0. Ecco perché mi piace pensare al MarketPlaceDay come a una sorta di Digital Innovation Day, un evento che stimola la collaborazione tra tutti gli attori della quarta rivoluzione industriale che stiamo vivendo e che ci deve portare verso nuove forme di innovazione più aperte e partecipative per guidare la trasformazione digitale in ottica Industria 4.0 delle nostre imprese, aumentare la loro competitività e favorirne la crescita.».
Qual è lo stato di salute dell’industria marchigiana, e in particolare della piccola impresa?
«Qualche spiraglio di luce si vede anche se non eclatante: al di là dei dati che riportano un lieve aumento dell’attività produttiva, il sentiment delle aziende è in media più positivo rispetto agli anni passati. Siamo fiduciosi in un 2017 migliore del 2016, sia come ripresa della domanda interna e che come crescita sui mercati esteri che continuano comunque a rappresentare una componente essenziale dei fatturati. Chi soffre di più in questa congiuntura è indubbiamente la piccola impresa, meno internazionalizzata e meno capitalizzata, ma su questo come Confindustria stiamo lavorando per aiutare soprattutto le Pmi a dotarsi di strumenti adeguati per mantenere il passo in un mondo che sta rapidamente cambiando».
Quali sono le maggiori problematiche che gli imprenditori si trovano ad affrontare?
«Eccessiva burocrazia, carenze infrastrutturali hard e soft, un mercato del lavoro rigido, una forte incertezza sul futuro assetto del sistema bancario del nostro territorio, solo per citare le più macroscopiche».
Quanto sta influendo il terremoto sulle imprese di questa regione?
«Indubbiamente il sud delle Marche ha subito un duro colpo, ma gli imprenditori marchigiani si sono da subito rimboccati le maniche. Da parte nostra come sistema Confindustria ci siamo mossi sia per sostenere nell’immediato le popolazioni e le imprese, sia per rimettere in moto le attività produttive. Proprio questa mattina il Presidente nazionale Boccia durante il suo discorso all’Assemblea generale ha citato le tante iniziative: “Con Cgil, Cisl e Uil abbiamo attivato un fondo di intervento a favore delle popolazioni del Centro Italia, abbiamo costituito Fabbrica solidale, un fondo finanziato dalle imprese per le imprese associate danneggiate da calamità naturali. E attraverso il Programma Gestione Emergenze di Piccola Industria, oltre 250 aziende hanno offerto beni e servizi per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro”. E ha addirittura parlato di lanciare un progetto per l’adozione delle start up dei luoghi del terremoto da parte delle aziende più grandi. Un bell’esempio di solidarietà e di vicinanza di tutto il sistema alle popolazioni colpite perché se riparte l’economia riparte l’intero territorio».
Cosa chiedete alle istituzioni e alle banche per ritornare a crescere?
«Alle istituzioni chiediamo di avere un atteggiamento collaborativo con le imprese, che sono il vero motore di quella crescita che tutti auspichiamo. Negli ultimi trent’anni si è fatto di tutto per scoraggiare gli imprenditori: siamo un Paese in cui creare ricchezza pare sia un colpa e dobbiamo cambiare questa mentalità una volta per tutte! Alle banche come alle istituzioni non chiediamo regali ma semplicemente che guardino le nostre imprese nella loro totalità e che non si limitino solo ai numeri. Oggi siamo di fronte alla sfida di industria 4.0 che richiede un cambio epocale alle nostre imprese: uno sforzo enorme, soprattutto per le Pmi, che hanno bisogno di tutto il supporto necessario dalle istituzioni, dal sistema creditizio, dalle associazioni».