MACERATA – Sono accusati di maltrattamenti in famiglia due coniugi di 51 e 48 anni di origine marocchina. A puntare il dito contro di loro, lo scorso anno, era stata la figlia, all’epoca 17enne, che a scuola aveva raccontato di presunte vessazioni psicologiche e fisiche che era stata costretta a subire dal 2018. Da lì partì un’inchiesta della Procura, la minore fu posta in una struttura protetta mentre i nomi dei genitori finirono sul registro degli indagati. I fatti contestati sarebbero avvenuti in un comune dell’entroterra maceratese, un giorno la minore si era allontanata di casa, il padre tornato dalla moschea non l’aveva trovata, aveva provato a contattarla al telefono ma senza esito. Alla fine fu il fratello a trovarla in stazione e a riportarla a casa. L’indomani la 17enne si sfogò a scuola con un’insegnante: «I miei genitori mi maltrattano».
Sentita dagli inquirenti, la minore raccontò numerosi episodi avvenuti nell’arco di quattro anni, disse che i genitori l’avrebbero fatta sentire inadeguata, sbagliata. Con comportamenti anaffettivi, minacce e violenze fisiche, l’avrebbero portata a compiere gesti autolesionistici e a mostrare intenzioni suicide.
La 17enne spiegò che da quando aveva compiuto 13 anni i genitori le avrebbero vietato di uscire e di usare i social permettendole solo di andare a scuola. Un giorno la madre, dopo averle visto i tagli che si era provocata sulle braccia, le avrebbe detto: «La prossima volta tagliati sulle vene così muori». Un giorno, invece, il padre le aveva visto un tatuaggio (non permanente) sullo sterno e l’aveva presa a pugni in faccia, un’altra volta le avrebbe dato uno schiaffo perché si era sciolta i capelli mentre a casa avevano ospitato delle persone. Poi un giorno quando la psicologa della scuola disse al genitore che la figlia mostrava intenzioni suicide avrebbe risposto che sarebbe stata una scelta della figlia che lui e la moglie avrebbero accettato.
La 17enne, inoltre, disse di aver accettato di mettere il velo per avere come premio un telefono senza Sim per giocarci, ma quando l’anno dopo chiese di poter togliere il velo i genitori la prima volta l’avrebbero minacciata di non mandarla più a scuola, la seconda che l’avrebbero segregata in casa portandole il cibo come a un cane. La figlia aggiunse anche che in un’occasione aveva chiesto al padre di poter uscire con le compagne di scuola e che lui le avrebbe risposto: «Ti seppellirei viva». Diventata nel frattempo maggiorenne la figlia ha riallacciato i rapporti con i genitori dai quali si reca ogni fine settimana. Ad oggi padre e madre sono imputati per maltrattamenti in famiglia, questa mattina l’udienza preliminare a loro carico è stata rinviata per definire un patteggiamento. Sono entrambi difesi dall’avvocato Laura Mariani.