RECANATI – Spedizione punitiva contro due braccianti pakistani che avevano deciso di andare a lavorare per un’altra ditta: cinque connazionali condannati ciascuno a quattro anni e due mesi. Unico assolto il pakistano ritenuto dalla Procura essere il mandante “per non aver commesso il fatto”. Le accuse per tutti, in concorso, erano di rapina e lesioni aggravate.
Il raid punitivo era scattato il 14 agosto del 2018 a Recanati quando in cinque raggiunsero i due connazionali che avevano abbandonato il lavoro alle dipendenze dell’ex datore di lavoro (per l’accusa il mandante) per passare ad un’altra ditta, piombando di notte armati di bastoni, all’interno dell’abitazione occupata dalle vittime. Li avrebbero picchiati in varie parti del corpo impossessandosi dei telefoni cellulari a loro in uso.
I due aggrediti avevano riportato prognosi di 10 giorni (ferita al capo e contusioni a un braccio) e 7 giorni (trauma contusivo a un gluteo e a un’anca). I cellulari delle vittime vennero poi trovati dai carabinieri nella disponibilità dei pakistani ritenuti essere gli esecutori materiali. Oggi il processo celebrato dinanzi al collegio presieduto dal giudice Roberto Evangelisti (giudici a latere Francesca Preziosi e Marika Vecchiarino) hanno condannato gli esecutori materiali a quattro anni e due mesi di reclusione e al pagamento di 2.200 euro, l’ex datore di lavoro delle vittime è invece stato assolto “per non aver commesso i fatti. Quest’ultimo era difeso dall’avvocato Vanni Vecchioli, i coimputati dai legali Giuseppe Lufrano, Simone Matraxia e Silvia Vigoni.