TORINO – «Le Marche sono un luogo dove le cose si amplificano, pur essendo una piccola regione, e diventano valore universale». Vittorio Sgarbi, da sempre fan delle Marche (è stato anche sindaco di San Severino Marche), domenica 12 maggio al Salone del libro di Torino ha tessuto le lodi della nostra regione. «Tutto quello che, nelle Marche, trova luogo di risonanza per anime inquiete, diventa poi un valore universale. Siamo in un momento di grande fervore per le Marche e questi valori di infinita bellezza che racchiudono, non sono certo senza una buona ragione».
Il critico d’arte, ospite dello stand istituzionale della Regione nell’intervento “Marche, bellezza infinita”, affollato di pubblico, ha raccontato le Marche attraverso il suo paesaggio, le scuole pittoriche, i grandi talenti artistici che vi sono nati o che ne sono stati affascinati. Un viaggio tra Raffaello e Lotto, fino a Osvaldo Licini e Gino De Dominicis. «L’Infinito è l’intuizione di Leopardi, oltre il tempo e oltre la morte che noi oggi celebriamo con i 200 anni di vita ininterrotta, rispetto alla nostra che, ben prima dei 200, si interrompe – ha detto -. Quindi la parola “infinito” si lega alle Marche attraverso l’intuizione poetica del Leopardi. La presenza soprattutto di artisti non marchigiani nelle Marche (a parte Gentile da Fabriano e Raffaello che sono fra i più grandi artisti di tutti i tempi e sono marchigiani) stabilisce una relazione fra il loro mondo di provenienza e il rifugio che sono le Marche».
Per concludere con una declamazione della bellezza dei borghi marchigiani: «Oltre a essere un luogo dove arrivano pittori da ogni parte di Italia, sono anche un luogo dove c’è una formidabile bellezza nei singoli borghi, una quantità di opere stupefacenti, come una specie di diffusione centrifuga che fa sì che non ci sia una vera capitale, ma un luogo unico di infinita bellezza».