«Se Don Milani fosse qui oggi, ai suoi allievi insegnerebbe non solo il potere delle parole, ma anche quello della matematica, entrambi strumenti indispensabili per poter capire la realtà e quindi per poterci confrontare con la vita, da persone libere e senza paura. Perché in un’era di big data, algoritmi e grafici, se possedete gli strumenti della matematica voi, ragazzi, potrete davvero cambiare il mondo». Parla Lorella Carimali, la professoressa milanese che lo scorso marzo ha concorso – unica italiana – al Global Teacher Prize di Dubai – il cosiddetto Nobel degli insegnanti. Occasione dell’incontro, il Teatro Palestra di Serra San Quirico, gremito di studenti di varie regioni d’Italia in occasione della 36esima edizione della Rassegna Nazionale di Teatro della scuola organizzata dall’Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata.
Dopo essere stata selezionata tra i 50 migliori docenti al mondo, scelti tra più di 40mila candidati di 173 Paesi, l’insegnante milanese sarà per i prossimi 10 anni Global Education Ambassador della Varkey Foundation, la fondazione che ha ideato il premio. La Carimali insegna matematica al liceo scientifico “Vittorio Veneto” di Milano, e nelle sue classi – spiega – «nessuno deve rimanere indietro. Anche il più bravo della classe non prende otto se non aiuta il compagno». La sua impostazione didattica si basa su tre assiomi precisi. Il primo: «La matematica è per tutti e per tutte». Il secondo: «Non una/non uno di meno, nella matematica e nella vita». Il terzo: «L’errore non è un limite ma una opportunità». Ma prima di ogni altra cosa, occorre «dare fiducia».
Tra i banchi di scuola, il suo approccio alla materia è pratico e creativo; il teatro è uno dei metodi che ama usare, ed è stato grazie al palcoscenico che i suoi ragazzi di seconda liceo hanno imparato e approfondito la teoria della relatività e la geometria non euclidea, argomenti di solito trattati nelle classi quinte. Sono stati loro a scegliere l’argomento, a fare ricerche e a tradurre concetti complessi in forme semplici, a scrivere il copione, a realizzare drammaturgia scene e costumi, ad interpretare i ruoli divertendosi e divertendo, imparando ed insegnando al tempo stesso. «Io ho fatto poco, il mio ruolo è stato quello di insegnare una metodologia di lavoro, il resto lo hanno fatto loro», dice l’insegnante. Al suo fianco sul palcoscenico del Teatro Palestra di Serra San Quirico sono gli allievi del Liceo, che di lì a poco mettono in scena le loro performance. Fa un certo effetto vedere ragazzi di 16 anni spiegare, attraverso il teatro, quanto sia importante il contributo della matematica non euclidea all’invenzione del GPS, il sistema di posizionamento globale su base satellitare (Global Positioning System). Un altro studente, vestito da scienziato pazzo, per spiegare la teoria della relatività immagina di spedire nello spazio sua figlia alla velocità della luce, la domanda è quanto tornerà sulla Terra che cosa sarà accaduto?
Professoressa Carimali, come è arrivata a Dubai?
«È la storia di una bambina che nasce in una casa di ringhiera alla periferia di Milano, da genitori che avevano fatto la quinta elementare. La matematica è stato il mio riscatto sociale; non è un ascensore sociale per scalare posizioni di classe, ma la possibilità di vedermi, di immaginarmi diversa. Il mio sogno di bambina era rendere il mondo migliore, poi ho scoperto l’amore per la matematica e allora ho immaginato che potessi cambiare il mondo grazie ad essa. Il giorno dopo la laurea ho ricevuto 14 offerte di lavoro da varie aziende, ma ho scelto di fare l’insegnante perché… volevo cambiare il mondo. Insegnare è il mio modo di fare politica».
Un vero maestro, per lei?
«Don Milani. E Adriano Olivetti, ai ragazzi cito spesso il suo “un sogno resta un sogno fino a quando non si comincia a lavorare, poi può diventare qualcosa di infinitamente più grande”».
Che scuola vede, oggi?
«I bravi insegnanti non mancano, ma sono esperienze che si perdono in una scuola che paradossalmente oggi è più indietro rispetto a dieci anni fa. Le lezioni frontali… le bocciature… prove parallele per classi… che senso hanno oggi? Molte ricerche oggi dicono che i lavori basati solo sulle conoscenze saranno in futuro sostituiti da robot, dunque una scuola che insegna solo nozioni è destinata a formare infelici senza possibilità di inserirsi nella vita. Dobbiamo impegnarci invece per costruire una scuola che formi alle 4C: Critical thinking, Communication, Collaboration and Creativity, e cioè pensiero critico, comunicazione, collaborazione e creatività”».
Fatti di cronaca recenti mostrato inquietanti episodi di bullismo, aggressività, abbandono scolastico. Si può fare qualcosa?
«A volte nei posti difficili anche gli educatori tendono ad abbassare il tiro, a pretendere meno dai loro ragazzi, ad insegnare peggio. È un errore perché la situazione tenderà a peggiorare. In Italia la dispersione scolastica è una piaga, il 13,8 per cento degli studenti abbandona la scuola, ed un italiano su 4 è low skilled (a bassa competenza). Questo accade soprattutto nelle aree del mezzogiorno, tra le famiglie fragili, le classi sociali più deboli. Io penso che è proprio in situazioni come queste che la scuola deve individuare competenze altissime».
Si pensa che le ragazze siano più brave nelle materie creative che in matematica, è così?
«Non è vero, è solo uno stereotipo e va combattuto come appunto il pregiudizio che la matematica sia una materia per pochi. Il pensiero matematico va allenato come ci si allena in palestra. Molti insegnanti e genitori pensano che il talento sia innato e per questo pongono ai loro studenti e figli solo sfide basse e ripetitive, quando è così l’errore se arriva sarà un fallimento sociale e non fa crescere, Se si pensa invece che il talento si costruisce giorno per giorno, allora ci si pongono delle sfide altissime che creano nuove conoscenze; con questo approccio si può sbagliare e si premia l’impegno».