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Thomas Vormbaum, laureato honoris causa dall’Università di Macerata

«Pene e misure di sicurezza non sono strumenti di governo a buon mercato». Nella sua lectio magistralis il penalista tedesco ha spiegato le ragioni di civiltà, umanità e giustizia che devono essere riconosciute al diritto di punire

Adornato e Vormbaum

MACERATA – L’Università di Macerata ha conferito la Laurea honoris causa in Giurisprudenza a Thomas Vormbaum, uno dei maggiori studiosi internazionali del diritto penale considerato nella sua più ampia accezione.

«In queste occasioni – ha sottolineato il rettore Francesco Adornato – l’Università di Macerata rinnova il mandato che riceve dalla sua gloriosa tradizione: custodire e tramandare alle giovani generazioni un patrimonio di saperi a servizio dell’uomo. Un umanesimo capace di accendere passioni, vite; di ispirare pensieri e creatività; di contaminare e contaminarsi, in un arricchimento e progresso continui».

È di grande importanza, quindi, la presenza di un gigante internazionale della scienze giuridica all’interno di un Ateneo, come quello maceratese, il cui cuore storico risiede proprio nell’insegnamento del diritto.

Le riflessioni dello studioso tedesco travalicano lo specifico campo di studi per abbracciare la società nel suo complesso, le sue evoluzioni e le sue contraddizioni. Come hanno ricordato i docenti Luigi Lacchè, storico del diritto, e Carlo Piergallini, penalista, Vormbaum è uno dei principali mediatori tra la cultura penalistica tedesca e quella italiana – con più di 100 traduzioni in tedesco di monografie e saggi italiani– e penalista neoliberale, che si batte per conservare al diritto penale la dimensione dell’incivilimento e quella antiautoritaria della limitazione del potere. Da qui l’importanza dello studio di una storia “utile”, mai antiquaria, in grado di porre domande importanti e scottanti per il nostro presente. A leggere il dispositivo di conferimento è stato il direttore del Dipartimento di Giurisprudenza Ermanno Calzolaio.

«Questa cerimonia e il convegno in mio onore – ha detto Vormbaum dopo la proclamazione – rappresentano la più felice e grata esperienza occorsami nel corso del più che ventennale rapporto con i colleghi della scienza penalistica e della storia giuridica italiane. Interpreto il conferimento della laurea come il segno di un riconoscimento per il mio impegno volto a costruire dei ponti fra i nostri due paesi. C’è tuttavia un altro lato delle mie “esperienze italiane”, cioè tutto quello che ho imparato traducendo i testi dei colleghi italiani e dialogando con loro su diritto e storia penale. Perciò ritengo che questa sia la sede migliore per rivolgere i miei più sinceri ringraziamenti per aver potuto vivere e condividere tali splendide esperienze».

Vormbaum è anche modello perfetto di giurista umanista, che ha indagato nella sua opera i legami tra diritto, giustizia e letteratura, tanto da tradurre in tedesco le opere di Dante Alighieri e di altri autori come Tasso, Foscolo, Manzoni, Leopardi, Carducci, Sciascia. «Mi piace pensare – ha sottolineato – che l’interpretazione di un’opera letteraria compiuta nella doppia prospettiva giuridica e filologica possa fornire spesso nuove conoscenze per entrambe».

Attraverso la sua prolusione, il laureato ha illustrato le proprie principali concezioni riguardanti aspetti problematici della storia e del diritto penale, evidenziando come «l’esame dello sviluppo del diritto penale degli ultimi duecento anni non può confermare la spesso sostenuta tendenza del diritto penale moderno verso la mitezza e l’umanizzazione», se non in settori specifici ed in fasi temporali brevi. Al termine di una puntuale argomentazione, Vormbaum propone, quindi, un approccio alla scienza penale e alla politica penale «che il mio collega di Francoforte Wolfgang Naucke chiama “scienza dei limiti del diritto di punire”. Questa proposta trae origine dalla distinzione tra pena e diritto penale, e assegna a quest’ultimo il compito di delimitare il desiderio della società, della stampa e della politica a mettere in gioco le pene – e le misure di sicurezza – quali strumenti di governo ovvi e apparentemente a buon mercato».