SENIGALLIA – Profondo cordgolio è stato espresso da più personalità e dall’intera città alla famiglia della giovane senigalliese investita e uccisa a Mestre la sera tra il 3 e il 4 gennaio scorso.
Dolore per un lutto che non colpisce solo la famiglia Naddafi ma un’intera comunità, quella composta da quanti – al di là delle differenti provenienze – arrivano in Italia per migliorare onestamente le proprie condizioni di vita.
E così aveva inziato a fare anche Pegah Naddafi, di origini iraniane, prima che un’auto condotta da un 46enne del veneziano, risultato negativo all’alcotest, la travolgesse in via Vespucci, a Mestre, portandole via la vita. Pegah aveva 29 anni e un futuro ancora tutto da scrivere.
Aveva iniziato a lavorare nel ristorante pizzeria La Taverna da Kamyar, in via Arsilli, pieno centro storico di Senigallia, quando frequentava le scuole superiori. Studiava e lavorava, come fanno tanti giovani. Nessuna corsia preferenziale, solo tanta voglia di affacciarsi alla vita. Poi la scelta di frequentare l’università Ca’ Foscari per studiare lingue: ne parlava ben quattro.
Ieri la più tragica delle notizie per la famiglia Naddafi arrivata a Senigallia tanti anni fa. I familiari si sono recati a Venezia per il riconoscimento della salma, su cui è stata disposta l’autopsia come deciso dal magistrato. Non sono stati dunque ancora fissati i funerali.
Anche il primo cittadino di Senigallia, il sindaco Maurizio Mangialardi si è detto sconvolto per la tragica notizia che da Venezia ha fatto il giro del paese fino ad arrivare in Iran dove si trova la madre di Pegah. Proprio il sindaco aveva conferito la cittadinanza italiana al padre Kamyar: grandi lavoratori a cui voglio esprimere il mio cordoglio e tutta la mia vicinanza».