ANCONA – In seguito al primo evento sismico avvenuto il 24 Agosto del 2016 si è immediatamente attivata l’Unità di Crisi di Coordinamento Regionale (Uccr) delle Marche, organo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, coordinata dal Segretario Regionale, Giorgia Muratori.
Le attività poste in essere sono realizzate anche con il supporto della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle e Marche, guidata dall’ architetto Carlo Birrozzi, e si svolgono in stretta collaborazione con i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, sotto il comando del Maggiore Carmelo Grasso.
Dallo scorso Agosto, in parallelo con le attività di verifica e di messa in sicurezza degli edifici lesionati dal sisma, si sono intraprese le azioni di recupero dalle macerie e dai luoghi inagibili dei beni culturali. In questi primi sette mesi sono stati prelevati e depositati in luoghi sicuri oltre 7.000 opere, composte anche da più frammenti o da molteplici parti.
Il 90% delle opere portate in salvo, schedate e imballate dalle squadre composte da tecnici del MiBACT e dai Carabinieri del NTPC, è stata ricoverata in depositi situati nelle province maggiormente colpite dal terremoto, principalmente di proprietà delle Diocesi. Il 10% di esse (si tratta di oltre 750 beni mobili) è stato invece ricoverato nei locali individuati all’interno della Mole Vanvitelliana di Ancona, all’interno di spazi appositamente predisposti e in condizioni microclimatiche ottimali, un deposito temporaneo che si avvia a diventare un modello per la gestione dei beni culturali mobili sottratti al sisma (responsabile: dott.ssa C. Delpino).
Grazie ad un immediato accordo con l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e del Turismo, diretto dall’arch. Gisella Capponi, all’interno del Deposito della Mole è stato istituito un laboratorio di pronto intervento e di messa in sicurezza delle opere danneggiate. Dal mese di Marzo, si alternano nelle attività di consolidamento squadre di giovani restauratori formati presso lo stesso prestigiso Istituto, sotto la guida di tutor e di esperti responsabili (dott.ssa F. Capanna, dott. P. Scarpitti, dott.ssa A. Rorro).
Le azioni di pronto intervento sono fondamentali per la messa in sicurezza dei beni culturali mobili danneggiati in seguito al sisma. Dopo avere collocato in maniera idonea le opere all’interno del deposito, avere verificato la schedatura effettuata in occasione del recupero e avere abbinato l’opera alla scheda di catalogo, ne viene riscontrato lo stato di conservazione, stabilendo il “codice di urgenza” con il quale intervenire per stabilizzarne le condizioni.
La finalità è quella di mettere in atto tutti i presidi e di intraprendere le attività necessarie per garantirne la conservazione e minimizzare eventuali ulteriori danni per poi restituirli ai legittimi proprietari (Comuni, Diocesi, privati), al territorio di appartenenza e alla collettività.