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Mineralità, struttura e persistenza: ecco il Grande Verdicchio, punto di forza dell’entroterra marchigiano

Con Otello Renzi, docente Sommelier della FIS Marche, parliamo delle peculiarità che contraddistinguono l’apprezzatissimo vino nostrano, delle sue zone d’origine e dei migliori abbinamenti gastronomici

Mineralità, struttura e persistenza: queste le caratteristiche del Verdicchio
Immagine di repertorio

Ancora una volta è stato “Il Grande Verdicchio” il centro focale di uno degli appuntamenti irrinunciabili del nostro territorio, l’81esima Sagra dell’Uva di Cupramontana, svoltasi da giovedì 4 a domenica 7 ottobre scorsi.

All’interno del programma dell’evento, infatti, si sono tenuti anche due appuntamenti di approfondimento per discutere delle peculiarità del Verdicchio dei Castelli di Jesi della zona di Cupramontana, descritto attraverso le esperienze dei produttori del territorio e con alcuni dei più attenti giornalisti del vino italiani.

“Diversità e unicità”: con queste parole chiave è stato presentato il Verdicchio durante gli incontri tradizionali della Sagra, che nel corso degli anni hanno permesso ai partecipanti di toccare con mano le peculiarità dei prodotti di un territorio unico nel panorama dei vini bianchi italiani.

Sul tema abbiamo intervistato Otello Renzi, Consulente Enogastronomico e docente Sommelier della Fondazione Italiana Sommelier Marche.

«Il Verdicchio da quattro anni è votato dalle guide come il vino bianco fermo più importante d’Italia. – spiega l’esperto – Cupramontana e Montecarotto rappresentano due territori fondamentali per il Verdicchio dei Castelli di Jesi, ma tutte le aree collinari confluenti nel bacino del fiume Esino dove si sviluppa la denominazione Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC sono altrettanto vitali».

L'entroterra marchigiano offre una materia prima di qualità
L’entroterra marchigiano offre una materia prima di qualità

«La zona geografica delimitata per la produzione del Verdicchio DOC è individuata nei territori di 22 Comuni della Provincia di Ancona e 2 di Macerata, storicamente Castelli perché gravitanti nella politica e nell’economia di Jesi che nel 1194 ha dato i natali a Federico II di Svevia. – afferma il Prof. Renzi – L’area dista circa 20 Km dal mare e si sviluppa nelle colline poste attorno alla vallesina, che va dalla quota dei 96 metri sul livello del mare di Jesi fino ai 630 di Cingoli. Le caratteristiche pedoclimatiche di tale territorio sono il prodotto dell’influenza del mare, del sole, delle brezze, della piovosità e del riparo offerto dalle montagne che superano anche i 2000 mt di quota.».

Il territorio d’origine influisce infatti moltissimo sul prodotto finito: «Le zone intermedie di altitudine godono uno sviluppo qualitativo dovuto a una migliore ventilazione e influsso marino donando al vino finezza, mineralità e acidità per ottenere struttura e buona longevità.», dichiara il Sommelier.

«Parlando di abbinamenti gastronomici, il Verdicchio predilige preparazioni a base di pesce, da quelle grigliate fino a quelle al cartoccio; o per restare più fedeli alla territorialità, sublime assaporarlo con preparazioni come lo Soccafisso all’Anconetana ed il Brodetto Marchigiano. Ottimo anche in connubio con piatti corposi come le tagliatelle al tartufo bianco pregiato e con alimenti decisi qual è ad esempio il formaggio di fossa.».

“Il Grande Verdicchio”, punto di forza delle Marche
“Il Grande Verdicchio”, vino bianco che è un punto di forza delle Marche

«Con una conservazione in condizioni ideali di cantina la sua longevità si protrae per almeno 2/3 anni, ma in alcune annate possiamo arrivare anche fino a 10/12 anni. Da servire fresco, a circa 10/12°C, in calici di ampio volume. – questi i consigli dell’esperto in materia Otello Renzi, secondo cui il Verdicchio dei castelli di Jesi è un vino inquadrabile in 3 grandi qualità: «Mineralità, struttura e persistenza.».