Jesi-Fabriano

41 anni alla guida della Croce Rossa di Jesi, Bravi: «Una scelta di vita che rifarei»

Il presidente Cri ripercorre gli anni al vertice dell'associazione, traccia un bilancio e guarda al futuro. I sindaci Bacci e Ragni lo hanno premiato

La consegna della benemerenza al presidente Francesco Bravi

JESI – L’8 maggio la Croce Rossa di Jesi ha celebrato la Giornata Mondiale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, momento clou di una settimana dedicata all’esaltazione dei principi e dei valori dell’associazione in tutto il mondo anche con il patrocinio delle amministrazioni locali. La celebrazione nel nostro territorio si è concretizzata con l’esposizione per sette giorni della bandiera con l’emblema sul balcone del Municipio di Jesi e di Staffolo, oltre che con l’illuminazione notturna in rosso dell’Arco Clementino di Jesi, come pubblico omaggio reso alla Cri dalle autorità cittadine.
Ma la Croce Rossa è il suo presidente, il dottor Francesco Bravi, che come nessun altro è riuscito, in 41 anni di servizio, a incarnare i principi e i valori della Croce rossa mettendosi a disposizione della collettività con grande senso etico, professionalità e soprattutto un’umanità non comune. Il suo impegno è stato valorizzato nel corso di una cerimonia del ringraziamento svoltasi nella sede di Viale Gallodoro alla presenza dei sindaci di Jesi e Staffolo, Massimo Bacci e Sauro Ragni, e dell’assessore ai Servizi sociali, Marialuisa Quaglieri.

Sono stati consegnati attestati di benemerenza ai volontari con più di 15 anni di anzianità di servizio e il primo ad essere omaggiato è stato proprio il presidente Francesco Bravi, emozionato e commosso, che ha ricevuto dalle mani dei sindaci una pergamena di ringraziamento a nome di tutti i volontari del Comitato. «Per i suoi 41 anni di servizio prestato con competenza ed umanità in favore della popolazione del territorio e per lo straordinario esempio di impegno, fedeltà e rispetto dei principi dell’Associazione», si legge nella motivazione della benemerenza.

«Beh, 41 anni sono davvero tanti – ammette commosso il presidente Bravi che corre indietro con la memoria agli esordi –; sono entrato in Croce rossa nell’aprile 1980, su input di quello che allora era il mio primario di Pneumologia dottor Ignazio Sforza. All’epoca a presiedere la Croce Rossa c’era l’indimenticato professor Candela. Misi insieme una bella squadra di volontari, eravamo in sette ma con tanta voglia di lavorare per gli altri».

Principi che ancora oggi la guidano… ?
«Assolutamente sì, la Croce Rossa è una scelta di vita che se tornassi indietro rifarei».

In questi lunghi 41 anni c’è stato un momento che l’ha segnata?
«Ce ne sono stati tanti. Ma ricordo ancora oggi, con i brividi a fior di pelle, proprio la prima missione, in occasione del terremoto dell’Irpinia. Andammo con due mezzi a portare aiuto alle popolazioni colpite dal sisma. Ho tirato fuori da sotto le macerie una giovane donna, era ancora viva ma terrorizzata. Ricordo che, scavando, sentii le testoline dei suoi due bambini che non ce l’avevano fatta. Erano rimasti sepolti insieme alla nonna. Quando ci ripenso ancora mi sale la commozione».

Ha fatto molto per l’associazione..
«Sì e ne sono fiero. Sotto la mia presidenza abbiamo stipulato le convenzioni per i trasporti, fatto i corsi per l’addestramento dei volontari che nel corso degli anni si sono moltiplicati, abbiamo organizzato tanti eventi e costituito le varie componenti della Croce Rossa. La nostra presenza in città si è concretizzata in azioni di sostegno e vicinanza alla cittadinanza soprattutto durante l’emergenza Covid. Ho creduto fortemente nei sette principi che animano l’operato della Croce rossa che sono capisaldi per portare avanti ogni nostra azione».

Restano altri 3 anni alla conclusione del suo mandato: quanto c’è ancora da fare?
«C’è sempre molto da fare. Adesso abbiamo ultimato i corsi preparatori per l’arruolamento di medici e infermieri per le vaccinazioni, stiamo facendo la campagna per i nuovi volontari e tra gli ultimi arrivati ci sono tante belle idee e progetti che speriamo di concretizzare presto. Il Covid ci ha rallentato tutto ma non ha arrestato la nostra voglia di esserci al fianco della cittadinanza. Contiamo anche su una attivissima componente giovane, che ci aiuta a entrare nelle scuole e parlare ai ragazzi con il loro linguaggio».

Per essere a capo di una realtà così importante per oltre 40 anni, qual è il segreto?
«Nessun segreto. Fin da subito ho guidato la Cri come un buon padre di famiglia, gestendo i problemi e intervenendo in maniera più autoritaria quando serviva. Posso contare su un validissimo consiglio direttivo, questo è molto importante».