JESI – Quando, a luglio del 2019, in gita a Pianezza per il primo anno del progetto “Abbraccia una mamma”, Yasser ha visto il grande prato della Fattoria del Gelato, ha sgranato gli occhi, ha alzato la testa verso Meriem, sua madre, e ha detto solo “Ci vuole tanto tempo per correre in tutto questo prato!”. Yasser oggi ha 10 anni, vive con i genitori, due sorelle e un fratello in una casa di sessanta metri quadri in periferia a Torino e tutto quello spazio deve essere stato, ai suoi occhi, la prima immagine di vera libertà della sua vita.
Il progetto “Abbraccia una mamma”, promosso dal consorzio Abit Piemonte, che fa capo a TreValli Cooperlat, a favore di nuclei mamme-bambino che vivono in condizioni di vulnerabilità, accolti al Gruppo Abele, lanciato tre anni fa e che oggi viene riconfermato per altri tre, è stato anche questo: una grande metafora di libertà.
Nato per far arrivare i prodotti lattiero-caseari anche a quelle fasce di popolazione fragile che non riescono ad averne accesso stabile per ragioni economiche, pensato per le esigenze di quelle persone che sono quotidianamente costrette a risparmiare sull’alimentazione e immaginato quindi, come maniera semplice per estendere il diritto al benessere alimentare. In questi tre anni (dall’inizio del 2018 a fine dicembre 2020) il progetto denominato “Abbraccia una mamma” ha permesso la distribuzione di 22.600 pacchi-spesa a 80 nuclei familiari.
Particolarmente importante è stato il contributo durante l’ultimo anno di progetto quando, a causa della diffusione del Covid, e di fronte al precipitare oggettivo delle situazioni di povertà relativa, in vera e propria indigenza, la distribuzione di prodotti lattiero-caseari è stata per molte famiglie ben più che un intervento accessorio, garantendo invece un apporto determinante all’alimentazione dei bambini, tra i più colpiti da questa pandemia.
«Da sempre riteniamo che per costruire una società più equa non bastino misure assistenziali – dice Francesca Monza vicepresidente del Gruppo Abele – tanto più in questa situazione in cui, a causa della pandemia, abbiamo visto l’acuirsi e il diffondersi delle condizioni di povertà. In questo senso il progetto ‘Abbraccia una mamma’ è sì, una misura per rispondere a un bisogno essenziale, ma in una prospettiva di necessario cambiamento. Per questo, l’obiettivo del nuovo triennio rimane quello di non rispondere solamente ad alcune esigenze primarie, ma anche di garantire un’alimentazione quanto più sana possibile, spezzando l’assioma secondo cui a un tasso maggiore di povertà debba coincidere una minore qualità di consumo. L’alimentazione è un diritto essenziale e in questi tre anni l’obiettivo è stato raggiunto. Stando infatti a un questionario presentato alle mamme coinvolte nel progetto, il 61% delle famiglie ha cambiato le abitudini alimentari, orientandosi su prodotti freschi e il 50% delle famiglie ha radicalmente cambiato il modo di fare colazione».
Grazie al progetto ‘Abbraccia una mamma’ in tre anni è stato possibile allestire anche uno spazio giochi sicuri adatto ai bambini all’interno della Fabbrica delle “e”, sede del Gruppo Abele, e della Drop House, centro diurno per donne in situazioni di vulnerabilità del Gruppo Abele a Barriera di Milano.
Per il prossimo triennio, gli obiettivi saranno i seguenti: estendere il numero dei nuclei familiari beneficiari dei prodotti alimentari, passando da 80 a 100; organizzare per ogni anno di collaborazione gite in fattoria per i bambini e per le mamme coinvolte nel progetto; rendere gli spazi del Gruppo Abele, oltre a quelli già interessati nello scorso triennio, più “a misura di bambino” e creare momenti di formazione ed educazione sul benessere alimentare destinati alle mamme.