JESI – Il messaggio iniziale ricorda come negli ultimi cento anni, al mondo, non ce ne sia stato neppure uno senza che vi fosse in svolgimento una guerra. Poi, in un plumbeo e angoscioso crescendo, che mostra il probabile unico superstite di una Terra devastata dalla guerra atomica aggirarsi in un deserto di carcasse d’auto e di edifici abbandonati, alla ricerca di una sopravvivenza priva di speranza, si arriva al monito finale: la pace arriverà, in un modo o nell’altro. A noi decidere quale pace, di fronte a quella in cui vive la sua disperata esistenza il protagonista del nuovo video che Emergency, l’associazione umanitaria fondata da Gino Strada, ha voluto rendere pubblico oggi, 24 febbraio, un anno dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
Il mondo post-apocalittico mostrato dalle riprese si trova in gran parte a Jesi e in Vallesina: qui, nel gennaio scorso, si è lavorato per l’opera diretta da Igor Borghi, interpretata da Angelo Spagnoletti e il cui Location manager è stato Alessandro Tesei, attuale assessore all’Ambiente e al Turismo del Comune di Jesi ma coinvolto nel tutto nella sua qualità di professionista del settore,
Hanno fatto da scenario luoghi di Jesi quali l’ex Cascamificio, lo Stadio Carotti, Largo Salvador Allende, il secondo piano di Palazzo Pianetti. Altri luoghi in cui si è girato il polo commerciale Busco in Ancona e la sede di Bellagamba Demolizioni, la cui proprietà ha gentilmente concesso gli spazi.
Nei ringraziamenti, Emergency cita Comune di Jesi e Assessorato al turismo, la Fondazione Pergolesi Spontini, l’Associazione culturale Ascosi Lasciti che da oltre un decennio si occupa della documentazione e catalogazione dei luoghi abbandonati, Subwaylab, Militaria, Bellagamba autodemolizioni, Dottor Busco, l’Alimentari Indiano di viale Don Minzoni a Jesi, la truccatrice cinematografica Laura Salvatorelli e Mattia Federici, scenografo della Fondazione Pergolesi Spontini.
«È passato un anno – rileva con amarezza Emergency – dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e dall’inizio della guerra. Un anno in cui l’unica soluzione proposta dai nostri Governi è stata quella militare: più armi, più equipaggiamenti, sempre più sofisticati e distruttivi. “In questo modo la guerra finirà presto”, dicevano. Il fallimento di questo approccio è sotto gli occhi di tutti: la guerra non è finita e non c’è nessun impegno concreto per la pace, mentre la popolazione civile continua a pagare le conseguenze più devastanti e dolorose del conflitto. Spesso sono i più vulnerabili, le persone con disabilità, gli anziani. Le persone che non hanno potuto fuggire. E mentre la guerra continua ad aggravarsi, con il rischio di coinvolgere tutta Europa, il pericolo di un’escalation nucleare è ancora sottovalutato in modo incosciente. Non crediamo a chi ci dice che la guerra è inevitabile per poter fare la pace: solo la pratica dei diritti umani può portare alla pace. Abolish war. Aboliamo la guerra».