Jesi-Fabriano

Abusivismo, concorrenza sleale, mancato rispetto delle regole e meno corse: la protesta dei taxisti di Jesi

L'attività di un concorrente che avrebbe ottenuto la licenza gratuita tramite un bando di un comune della Vallesina scatena le proteste del Gruppo di Jesi

JESI – Non bastava il Covid a creare una flessione del lavoro con l’annullamento di cerimonie, eventi sportivi e congressi e quindi l’azzeramento delle corse. Ma per i taxisti jesini c’è un altro grave problema, che si trascina da anni e che sembra non trovare una soluzione nonostante le segnalazioni, le denunce, gli esposti: l’abusivismo.

«Questa piaga ci colpisce duramente – denuncia Gabriel Pierre, che parla a nome dei taxisti di Jesi Marco Silvestri, Franco Pennacchietti e Massimo Mancini – e sembra che nessuno sia in grado di aiutarci. In questi mesi già abbiamo avuto un calo delle corse di almeno il 70% per via del Covid e delle manifestazioni annullate, i congressi rinviati o recuperati tramite le piattaforme digitali, gli eventi sportivi e danzanti che di solito portavano tanta gente a Jesi spostati al prossimo anno. E in questa difficile situazione in cui si lavora poco, c’è pure chi lo fa abusivamente, nel non rispetto delle regole e questo ci fa arrabbiare perché noi di Jesi lavoriamo tutti con regolare licenza del Comune, paghiamo le tasse».

Secondo quanto riferito da Pierre, Silvestri, Pennacchietti e Mancini, il problema sarebbe datato e risalirebbe al 2016 «quando un nostro collega ha partecipato al bando di un comune vicino Jesi per la licenza gratuita di due taxi – continuano – ma questo prevede che il suo servizio taxi copra esclusivamente quel territorio, non altri. Esattamente come noi, che lavoriamo su Jesi. Invece questa persona viene a prendere i clienti a Jesi, dove invece noi che le licenze le abbiamo pagate, già facciamo fatica a lavorare. Ci siamo rivolti al sindaco, alla Polizia locale, alla Guardia di finanza e abbiamo presentato un esposto in Prefettura, ma nessuno ci ascolta e il problema persiste».

Hanno provato a parlare col collega cercando una mediazione, ma sembra che ogni tentativo sia finito nel vuoto. Ma non basta. Perché non c’è solo l’irregolarità del lavoro extra territorio a creare malumore: «questo collega effettua corse alla metà delle tariffe pur di accaparrarsi clienti – dice anche Massimo Mancini – e nel suo territorio, quello dove ha preso la licenza e dovrebbe stare, non c’è praticamente mai. Eppure ci sono regole ben precise. Poi noi applichiamo tariffe comunali per il tassametro, invece le sue corse costano la metà. Siamo stanchi». «Chiediamo tramite la stampa che si intervenga in modo definitivo su chi non rispetta le regole – sottolinea Marco Silvestri – non è certo colpa dei clienti, loro non possono sapere i nostri regolamenti, e ovviamente chiamano chi costa meno. Ma è ora di andare a tutelare chi paga le tasse, altrimenti diventa una giungla».