JESI – «Individuare e rendere disponibili spazi adeguati da destinare in tempi rapidi all’accoglienza del possibile flusso di richiedenti asilo dell’Afghanistan e ad elaborare un piano di accoglienza che coinvolga le associazioni accreditate del Terzo Settore». È quanto chiederà Jesi in Comune all’amministrazione Bacci in occasione della seduta consiliare del 16 settembre, finalmente in presenza dopo oltre un anno.
Attraverso una mozione, da discutere e mettere al voto, il movimento antifascista di sinistra solleciterà inoltre sindaco e giunta «di farsi parte attiva nei confronti della Regione Marche perché svolga un ruolo di organizzazione e coordinamento in relazione alle capacità di accoglienza dei territori e nel pieno rispetto delle persone interessate, e nei confronti del governo nazionale affinché siano garantite forme di protezione internazionale alle persone già presenti in Europa ed in Italia che rischiano di essere rimpatriate ovvero prevedendo la possibilità di raggiungere l’Italia, se opportuno attraverso corridoi umanitari attivati con paesi terzi, in particolar modo per la popolazione più fragile e a rischio di persecuzione, in una logica di condivisione solidale della responsabilità con gli altri Stati dell’Unione Europea».
Jesi in Comune propone inoltre «di unirsi all’appello dell’Anci affinché si potenzi la rete di accoglienza nazionale con risorse mirate, per poter accogliere e inserire le famiglie che rientrano e rientreranno nei programmi di protezione del Governo, concordati con l’Unione Europea e con la comunità internazionale».
«Gli Stati Uniti, la NATO e l’intero Occidente – sostiene Jesi in Comune – hanno una grande responsabilità per aver liberato il paese dal regime instaurato dai loro ex alleati senza però riuscire a venire a capo, nell’arco di 20 anni, del processo di peacebuilding che si voleva attuare. Il ritiro delle truppe USA e NATO dall’Afghanistan, nell’ambito del quale è avvenuto anche il rientro in patria del contingente militare italiano, ha causato una grave emergenza umanitaria a seguito dell’immediato ritorno al potere dei talebani. Migliaia di persone, soprattutto donne, oppositori del nuovo governo e membri di minoranze etniche hanno lasciato o tentano di lasciare il paese per evitare persecuzioni e abusi da parte del nuovo regime che, nonostante le promesse, si annuncia oppressivo e violento. La convenzione di Ginevra del 1950 riconosce lo status di rifugiato a tutti coloro che abbiano fondato timore di persecuzioni nel proprio paese. Negli ultimi anni l’Europa ha negato asilo a migliaia profughi afghani, parte dei quali sono stati rimpatriati. I governi europei dovrebbero ora impegnarsi anche per proteggere coloro che sono ancora in Europa, tra cui moltissime bambine e ragazze».