JESI – Boom del Movimento 5 Stelle e della Lega, crollo del Pd e di Forza Italia. I risultati elettorali non danno adito a dubbi. Gli italiani hanno scelto partiti e movimenti “di rottura”. Ma la maggioranza, con la nuova legge elettorale, non c’è. Le strade, dunque, sono due: cercare l’accordo fra le forze in campo, o tornare alle urne (con il rischio di replicarne l’esito). Abbiamo così chiesto un parere sul voto e le prospettive dell’Italia a cinque imprenditori di Jesi (in ordine alfabetico).
«Temo che si tornerà presto a votare perché la situazione di stallo, derivante per me dal fallimento della riforma referendaria, è insolubile: chiunque faccia un passo verso l’altro tradirebbe, agli occhi del proprio elettorato e per via di una campagna elettorale tossica, di fatto il proprio mandato elettorale – osserva Emiliano Baldi (Baldi Carni) -. Io auspico un governo M5s e Lega perché hanno alcuni tratti programmatici comuni, nella fattispecie quelli più improbabili da realizzare. Vanno perciò messi alla prova altrimenti rimarremo sempre vincolati all’aspetto romantico di certe proposte, fatte per colpire il cuore più che il cervello. Ma non penso che avverrà perché Salvini mira all’egemonia nel centro destra e credo sappia bene che in questa situazione gli conviene rivendicare la leadership ed eventualmente aspettare il voto. Stessa cosa per Di Maio. Quanto ai miei personali auspici vanno mantenute le leve economiche che stanno funzionando (Fornero, Jobs Act, Industria 4.0, Credito d’Imposta su R&D, riduzione Ires e Irap, PIR..). Quanto ai timori invece è che per cercare di mantenere i programmi, almeno inizialmente, ci affogheranno di altro debito (Salvini ha già detto che sforerà il 3% di def/pil) oppure tasseranno pesantemente i patrimoni (presunti, dati i valori attuali di immobili e quote aziendali) nel caso dei grillini, comunque ponendo le basi per una nuova carenza di fiducia e perciò di consumi e investimenti. Spero che l’Italia possa reggere ad una prova di questo tipo perché altrimenti non ci libereremo mai dai rischi del gentismo».
«Per il momento lo stallo è più sui giornali che nella realtà in quanto nessuno può sapere come andranno le consultazioni – evidenzia Pierluigi Bocchini (Clabo) -. Credo comunque che si dovrebbe fare ogni sforzo per formare un governo e che la responsabilità debba andare a chi ha avuto più voti, e cioè 5S e Lega che sono i due partiti che insieme possono fare una maggioranza. Nel merito del cosa fare, mi limiterei a sperare che le diverse cose buone fatte a favore delle imprese e dell’economia (Fornero, Jobs Act, Industria 4.0, Credito d’Imposta su R&D, riduzione Ires e Irap, PIR..) non vengano toccate, sarebbe davvero un danno irreparabile se la ripresa economica appena iniziata in Italia si interrompesse proprio ora per inseguire infondate promesse elettorali, tanto inutili quanto dannose».
«Innanzitutto non c’è maggioranza, ed è quanto di peggio poteva succedere – commenta Luca Gastreghini (Sole e Bontà) -. Non so se possiamo permetterci un non-governo. Sarebbe più opportuna una coalizione in grado di formare un governo quanto più stabile possibile. Al momento non vedo altre soluzioni rispetto a un accordo Lega-Cinque Stelle, anche se non sono troppo vicini su alcuni aspetti. Ma la volontà degli italiani è sovrana, dunque bisogna seguire questa strada. Trovo tuttavia sconcertante che in campagna elettorale non si sia parlato mai dell’elevato debito pubblico, che ci crea uno svantaggio competitivo con la Germania di 70 miliardi annui (gli interessi che paghiamo sul deficit), né di occupazione, preferendo discutere di reddito di cittadinanza, che non si riesco davvero a capire come sia applicabile, o di flat tax. Relativamente alla tassazione, fra l’altro, credo che debba essere abbassata per tutti, non solo per le imprese, considerando che un dipendente in Italia, a parità di stipendio con un collega tedesco, guadagna il 60% in meno. Se i lavoratori guardagnano di più, aumentano i consumi e si rafforza l’economia. L’auspicio è che vi sia programmazione, non interventi spot, e che non si getti alle ortiche quanto di buono fatto dai governi precedenti, e penso ad esempio all’industria 4.0 e alle agevolazioni sugli investimenti. Insomma, meglio una strada con asfalto nuovo realizzato per stralci, in un periodo più lungo, che continuare solo a chiudere buche lasciando la strada dissestata».
«Guardo con curiosità alla creazione del nuovo governo – ammette Sandro Paradisi (Paradisi srl) -. È sicuramente un momento di discontinuità e questo avrà sia risvolti positivi che negativi. Positivi perché sarà possibile rompere con il passato e quindi uscire dalle vecchie logiche di partito. Negativi perché non sappiamo se i progetti avviati (decreto Calenda) avranno continuità. L’economia ha ripreso a crescere e sarebbe un peccato interrompere questa faticosa ripartenza. Sono comunque ottimista e penso si possa parlare di economia ed occupazione in maniera nuova».
«Il nuovo governo – riferisce Andrea Pieralisi (Tenute Pieralisi, Monteschiavo, Fastnet, gruppo Pieralisi) – dovrà farsi carico di affrontare le riforme costituzionali per trasformare il sistema bicamerale perfetto che provoca inefficienze e lungaggini. Dovrà affrontare la tassazione nazionale e locale arrivata ormai su Marte, nonché il lavoro e il riacquisto di competitività del mercato del lavoro, paragonandolo con i competitors globali. Dovrà anche fare la voce grossa in Europa perché così non va proprio. La domanda principale che mi viene spontanea è: ci sarà un governo?».