JESI – «Perché a 70 anni ho deciso di scrivere un libro? Fosse per me l’avrei fatto prima, ma ci ci sarebbero voluti cinquant’anni».
Appassionato e lucido, Adelmo Cervi ha incontrato ieri pomeriggio (28 aprile) un folto pubblico a Palazzo dei Convegni per presentare il libro “Io che conosco il tuo cuore“. Pagine in cui narra la vita di suo padre Aldo e quella dei fratelli, uccisi dai fascisti a Reggio Emilia il 28 dicembre del 1943.
Una famiglia molto numerosa quella dei Cervi, arrivata a Reggio Emilia nel primi anni del Novecento e straordinariamente unita. Contadini mezzadri, si occupavano di una vasta area di terreni potendo contare su molte braccia forti dedite al lavoro. «A casa mia non abbiamo mai rifiutato nessuno – ha ricordato Adelmo Cervi – Anche in tempi in cui questa disponibilità poteva costare la vita, come è successo a mio padre e ai miei zii. Credo nella solidarietà, vorrei vederne di più oggi: questi sono i valori in cui credeva la mia famiglia». Accanto a lui Eleonora Camerucci e Andrea Mazzarini dell’Anpi di Jesi che commossi hanno letto alcuni passaggi del libro pubblicato nel 2014. “Io che conosco il tuo cuore” racconta quel padre, Aldo, partigiano con i suoi sei fratelli, per rivendicare la sua storia e, al tempo stesso, per rivendicare di essere figlio di un uomo, non di un mito pietrificato dal tempo e dalle ideologie.
«Mio padre non era un mito, solo un uomo che voleva cambiare il mondo, che si è ribellato a ciò che riteneva ingiusto». Sullo sfondo la foto della famiglia, di quello che ne è rimasto dopo l’uccisione dei sette fratelli: il nonno al centro, Adelmo seduto su una delle sue ginocchia, altri dieci bambini e quattro donne. Adelmo Cervi è figlio di Verina Castagnetti e Aldo, terzogenito dei sette fratelli Cervi fucilati dai fascisti al poligono di tiro di Reggio Emilia. Adelmo aveva appena compiuto quattro mesi. Suo nonno Alcide, la cui figura entusiasmò Italo Calvino ha pubblicato nel 1955 ” I miei sette figli”, un classico della Resistenza stampato in centinaia di migliaia di copie e tradotto in moltissime lingue. Riflessioni anche sull’Italia di oggi: «Tutti vogliamo che cambino le cose – ha detto Adelmo Cervi – Ma poi siamo interessati solo al nostro piccolo. C’è poca partecipazione e questo mi fa arrabbiare, lamentarsi non basta». Oggi alle 12 Adelmo Cervi parteciperà alla celebrazione del 73esimo anniversario dell’Eccidio di via Cannuccia a Jesi.