ANCONA – «Una realtà ricca da fare conoscere». Così Manuela Carloni, eletta da un mese circa presidente regionale dell’Auser, descrive l’associazione di volontariato e di promozione sociale che si trova a guidare. Eletta dal nuovo direttivo Auser nelle scorse settimane, nell’ambito dell’VIII congresso regionale, subentra a Paolo Pittori.
Come ha trovato l’Auser?
«Non ci rendiamo conto del grande lavoro che c’è dietro e che non riguarda solo gli anziani ma persone di tutte le età. In appena un mese ho avuto modo di conoscere da vicino i tantissimi progetti che l’Auser porta avanti in tutta la Regione. Il primo obiettivo che mi sono posta è proprio quello di far conoscere l’Auser, sempre di più».
Originaria di Cupramontana e residente a Maiolati Spontini, Manuela Carloni è stata insegnante di scuola primaria per 23 anni alla Federico Conti di Jesi. Ha iniziato a collaborare con la Cgil nel 2000. Per il sindacato, ha ricoperto vari incarichi tra cui segretaria provinciale e regionale Flc Cgil (scuola, università e ricerca). «Tra i miei obiettivi – continua – c’è la volontà di migliorare la qualità della vita degli anziani e non solo favorendo l’invecchiamento attivo, contrastare ogni forma di esclusione e discriminazione sociale, diffondere la cultura e la pratica della partecipazione. Sviluppare rapporti di solidarietà e scambio con le generazioni più giovani». L’Auser insomma, deve essere un ponte tra generazioni e culture. «Si, e molto lo stiamo già facendo. Seguiamo progetti per combattere la solitudine come il progetto pilota di co-housing sociale a Osimo, il progetto a Pesaro con l’inserimento dei migranti nelle attività, tra l’altro in quanto volontari sono anche assicurati e potrebbero ottenere un certificato che attesta il loro impegno nel percorso di integrazione. In fin dei conti integrazione è quando ci si conosce. L’Auser, tra l’altro, acquisterà sempre più importanza: basti pensare che tra 15/20 anni uno su tre cittadini sarà anziano, fare in modo che vivano dignitosamente e che non si ammalino di solitudine è il nostro compito». Che significa essere volontari oggi? «Il volontariato si fa per egoismo, perché ti fa stare così bene. E’ una ricchezza soprattutto per una società così invidiosa, prevaricatrice, che punta il dito contro l’altro. Il volontariato tende la mano. Restiamo umani significa questo, vedere quella luce negli occhi dell’altro e non considerarlo come un nemico».