JESI – Una nota gigante che richiama le altre sospese nel cielo, poi un’arpa dorata gigante e un violino e chissà che altro spunterà in piazza Pergolesi a Jesi, visto che in questi giorni si sta completando l’allestimento speciale dedicato alla piazza del compositore jesino. Di certo così tante icone su una piazza nuova stonano un po’ ed è il tribunale popolare dei social a decretare il dito in giù per questo voler per forza riempire uno spazio che è già bello così. Insomma, troppa roba e assolutamente kitsch, di cattivo gusto insomma. Ma siamo all’inizio e la cittadinanza teme che spuntino nuove installazioni.
«Capisco la polemica generata sui social – spiega Lucia Chiatti, direttore della Fondazione Pergolesi Spontini, partner tecnico negli allestimenti natalizi del Comune – l’obiettivo dell’amministrazione era quello di creare un’atmosfera di festa, di luci e di calore, di cui si avverte la necessità dopo quasi due anni di lockdown, pandemia e tristezza. Le luminarie e gli addobbi delle piazze del centro sono parte di un progetto di valorizzazione della città vista come terra del grande musicista Pergolesi, per questo gli allestimenti luminosi richiamano la musica. Possono non piacere, ma vi assicuro che l’intento era positivo e che come Fondazione sia io che il sindaco Bacci abbiamo condiviso l’idea di eliminare alcuni addobbi: originariamente, nel progetto della ditta ce n’erano molti di più. Abbiamo ritenuto che la sobrietà fosse la carta vincente per quello spazio, ma la Fondazione Pergolesi Spontini è un partner tecnico e può partecipare non decidere in maniera unilaterale. La ditta incaricata del progetto del centro storico – che comprende anche il cielo stellato su piazza Federico II, l’albero tradizionale in piazza Colocci e le luminarie – ha contemplato per piazza Pergolesi dei richiami alla musica. Nei giorni scorsi sostavano davanti al monumento ma solo per una prova tecnica delle luci, sono già stati spostati a margine della piazza. Il nostro obiettivo e quello del Comune era di rivitalizzare le piazze, vivacizzarle specie negli spazi più nuovi, magari con l’auspicio – conclude Lucia Chiatti – di portare serenità, non certo di alimentare nuove polemiche».