Un Comitato per contrastare il proliferare di numerosi capannoni destinati agli allevamenti intensivi di polli nell’area alle porte di Jesi, tra Ponte Pio e Piandelmedico. Si è appena costituito il Comitato “Salva Vallesina-Stop Allevamenti Intensivi” a cui aderiscono cittadini dell’area alle porte di Jesi compresa nel territorio di Ponte Pio e Piandelmedico e del Comune di Monteroberto, un organismo aperto a tutti i cittadini interessati residenti nei Comuni della Vallesina.
Il comitato, presieduto da Nicolò Fiordelmondo, nasce per «contrastare il proliferare di numerosi capannoni destinati agli allevamenti intensivi di polli – si legge nel documento di costituzione del Comitato – l’ultimo progetto in via di esecuzione prevede 8 capannoni di 11.000 metri quadrati ciascuno, per una superficie utile di allevamento pari a circa 25.112 metri quadrati (l’equivalente di circa 20 piscine olimpioniche), oltre alle strutture di servizio, che ospiteranno 2.600.000 polli l’anno. Il progetto della società del Gruppo Fileni che si andrà a sommare agli esistenti impianti adiacenti di Ponte Pio e Piandelmedico, trasla la cubatura di un vecchio allevamento intensivo di bovini riconducibile ad altra società, distante alcune centinaia di metri dal nuovo sito di Passo Imperatore, nel comune di Monte Roberto».
Ai fini della realizzazione di questo intervento è stato necessario acquisire il Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale (P.a.u.r.) e quindi il provvedimento di Valutazione di Impatto Ambientale (V.i.a.) ed i titoli abilitativi necessari, compresa l’Autorizzazione integrata ambientale, l’autorizzazione paesaggistica ed il permesso a costruire, per il rilascio delle quali, secondo il comitato “Salva Vallesina – Stop Allevamenti Intensivi” «non sarebbero stati considerati appieno gli aspetti di carattere igienico sanitario, impatto ambientale e paesaggistico né sarebbero stati considerati gli effetti cumulativi con gli impianti industriali di ogni genere esistenti, con potenziale lesione del diritto alla salvaguardia della salute e alla qualità della vita degli abitanti dell’area».
È dunque partita una raccolta di firme, nell’agosto 2019, presentata al Comune di Jesi, alla Procura della Repubblica, ai dirigenti dell’Area Vasta 2 e ai Carabinieri. Gli abitanti del quartiere Ponte Pio (dove già sorgono alcuni capannoni del gruppo Fileni) avevano denunciato l’emissione nell’aria di esalazioni maleodoranti, chiedendo un intervento a tutela della salute fisica e psichica dei residenti.
Successivamente, nel giugno scorso, gli abitanti della zona adiacente al sito dove sorgeranno le nuove strutture, hanno presentato un ricorso al Tar contro la società intestataria del progetto, la Regione, i Comuni sotto i quali ricade l’area interessata, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio delle Marche e altri organismi intervenuti nella concessione delle autorizzazioni.
«Si contesta infatti, tra le altre criticità evidenziate nel rilascio dei permessi, la vicinanza a Villa Tesei, un’antica dimora di interesse architettonico» si legge ancora nel documento. Ma il presidente Nicolò Fiordelmondo precisa: «l’azione del Comitato “Salva Vallesina – Stop Allevamenti Intensivi” non vuole essere un ostacolo allo sviluppo economico industriale della zona e agli investimenti dell’azienda Fileni, ma vuol promuovere e sostenere una crescita ecosostenibile compatibile con la qualità della vita e la salute degli abitanti di quest’area, insieme alla salvaguardia dell’ambiente, in un sito di grande valenza paesaggistica di tipo agro-naturalistico e con ottime prospettive di espansione turistica. Riteniamo che la costruzione di un nuovo allevamento intensivo – spiega Fiordelmondo – non tenga in conto questa idea di sviluppo per il futuro della Vallesina.
In questa zona sono già presenti altri stabilimenti industriali e allevamenti, pertanto la concentrazione di ulteriori strutture destinate all’allevamento intensivo costituiscono, secondo gli abitanti della zona, una palese violazione del diritto alla qualità della vita e sono in contrasto con la salvaguardia delle peculiarità storico architettoniche del territorio».
Ricollegandosi a quanto evidenziato da un recente studio di Greenpeace, Fiordelmondo sottolinea come le emissioni di gas serra degli allevamenti intensivi rappresentino il 17% delle emissioni totali dell’Unione europea, più di quelle di tutte le automobili e i furgoni in circolazione messi insieme: «Alla luce di tali criticità – conclude il presidente – ci aspettiamo un’adeguata valutazione delle problematiche sollevate dai cittadini e recepite dal Comitato da parte delle amministrazioni competenti».
Il Comitato “Salva Vallesina – Stop Allevamenti Intensivi” sta lavorando ad un programma di iniziative con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica, associazioni e comunità vicine, a cominciare da una petizione a sostegno della salvaguardia del territorio.