JESI – Il Comune chiederà alla Regione lo stato di emergenza a seguito dell’alluvione di sabato 1 settembre. A confermarlo è l’assessore ai lavori pubblici, Roberto Renzi, convinto che sia l’unico modo per consentire ai tanti cittadini danneggiati, soprattutto i residenti nelle zone basse della città, di essere risarciti. Iniziata, infatti, la conta dei danni, di sicuro ingenti.
Ironia della sorte, la pulizia delle caditoie è andata in scena proprio sabato scorso in via Garibaldi, una delle aree più colpite, e doveva essere replicata anche oggi. La Jesiservizi si occupa infatti della rimozione “verticale” di ghiaia e fogliame dal pozzetto, mentre non ha adeguati mezzi per pulire il cosiddetto “braccetto” che porta l’acqua dalla stessa caditoia alla fognatura al centro della strada. «Stiamo valutando un intervento di questo genere – anticipa Renzi -, che dovrà comunque essere fatto non in maniera saltuaria».
Ma cosa è successo sabato? «Abbiamo assistito a un evento meteorologico eccezionale, particolarmente intenso – sottolinea l’assessore ai lavori pubblici -. Un fenomeno inaspettato nelle dimensioni, una bomba d’acqua che ha avuto, non a caso, risonanza nazionale. Solo per dare l’idea, si è allagato il sottopasso di Fontedamo e l’acqua è arrivata fino ai quadri elettrici che azionano le pompe, non era mai successo. Per fortuna in quasi tutta la città l’intensa pioggia ha trovato fognature abbastanza pulite, ma l’acqua caduta era talmente tanta che si sono formati fiumi di foglie, ghiaia e vegetazione, terminati, purtroppo, nelle griglie, che si sono intasate. A soffrirne di più, chiaramente, la parte più pianeggiante della città, il quartiere di San Giuseppe, viale Trieste e le vie limitrofe. Il nostro personale era operativo durante il diluvio, inoltre abbiamo coinvolto ditte private. Si è fatto di tutto insomma per fronteggiare l’emergenza. Poi c’è stato anche il problema del muro di contenimento del palazzo ex Pieralisi caduto sulla carreggiata: abbiamo chiesto ai proprietari di avviare le verifiche di stabilità e di provvedere all’eventuale messa in sicurezza».
Si sta procedendo, pertanto, con la richiesta alla regione dello stato di emergenza. «Stiamo conteggiando i danni al patrimonio pubblico e privato per poter quantificare il “costo” di questa alluvione alla città – anticipa l’assessore Renzi -, è il solo modo per tentare di ottenere risarcimenti». Ma scoppia la polemica. «In via Garibaldi non ci sono stati i lavori 3 anni fa? – chiede Samuele Animali di Jesi in Comune -. A chi si lamentava per l’eccessiva durata del cantiere fu risposto che ‘imprevedibilmente’ fu necessario rifare non solo i marciapiedi ma anche le fognature. E ora ci troviamo con San Giuseppe allagato? Mi sa che qualcosa non è andato per un verso giusto, qualche spiegazione sarebbe dovuta».
A subire i danni maggiori il Movimento 5 Stelle, che ha sede proprio in via Garibaldi. Claudia Lancioni e Romina Pergolesi, rispettivamente consigliera comunale e regionale dei pentastellati, hanno presentato un’interpellanza al sindaco Massimo Bacci per sapere a chi chiedere i danni e , fra le altre cose, se sono stati fatti accertamenti in merito all’efficacia delle fognature di recente sistemazione in zona Garibaldi. «Le zone di Via Garibaldi, San Giuseppe e Viale della Vittoria, in primis, sono state già oggetto di allagamenti durante l’alluvione dell’8 agosto 2016 ed anche allora danni e disagi furono ingenti – ricordano Lancioni e Pergolesi -, il manto stradale e relative fognature sono state oggetto di recenti lavori di manutenzione durati diversi mesi. Nonostante ciò, numerosi tombini erano ostruiti da fogliame e detriti che non risulta siano stati puliti nemmeno dopo l’acquazzone, con il potenziale rischio di ulteriori ed ennesimi allagamenti vista la nuova allerta meteo diramata dallo stesso comune il giorno successivo, domenica 2 settembre. Innumerevoli i danni a negozi, magazzini ed abitazioni private. Crediamo che qualcuno debba assumersi le proprie responsabilità».
I danni nella sede del Movimento 5 Stelle di Jesi