JESI – La cronica carenza degli organici nell’Area vasta2 rischia di tradursi nella chiusura degli ambulatori di Urologia dell’ospedale “Carlo Urbani”. È l’allarme lanciato dal Tribunale per i diritti del malato e dal Comitato per la difesa dell’ospedale di Jesi, che sottolineano come alla grave carenza di medici e infermieri del Pronto soccorso, si vada ad aggiungere quella dell’Urologia, mettendo quindi a rischio l’attività degli ambulatori.
«Con l’ulteriore riduzione di due medici – su un organico che doveva essere di 8 medici – oggi ne restano solo 4. Chiudere gli ambulatori di Urologia significa non dare ai pazienti servizi importanti in campo uro-ginecologico e andrologico – specificano il coordinatore del Tdm Pasquale Liguori e il presidente del Comitato in difesa dell’ospedale Franco Iantosca – ma attenzione, se l’organico non verrà ripristinato, saranno a rischio anche servizi più importanti come le attività uro-oncologiche (biopsie, cistoscopie) per la diagnosi dei tumori, peraltro sempre più in crescita in questa branca sanitaria. Dobbiamo dar merito agli operatori di questo reparto che, nonostante la pandemia e la carenza di organico, hanno garantito sempre lo stesso numero di interventi chirurgici riuscendo a far fronte alla meglio alle lunghe liste di attesa, nonostante il taglio dei posti letto che comporta l’assurdità di dover trovare in giro per i vari reparti un posto letto per la degenza al paziente operato».
Liguori e Iantosca palesano una certa preoccupazione per il futuro dell’ospedale Carlo Urbani, di cui si rischia di perdere l’Urologia che da sempre rappresenta una delle eccellenze del polo jesino e un fiore all’occhiello della regione, tanto da essere punto di riferimento per pazienti anche dal resto d’Italia. «La carenza di organico di medici e infermieri, il taglio dei posti letto pesano in tutte le specialistiche ospedaliere – concludono – considerando che Regione e Asur ignorano i nostri ripetuti appelli a intervenire, torniamo a chiedere che il Sindaco faccia valere il suo ruolo di massima autorità sanitaria della città per salvaguardare le eccellenze del nostro ospedale affinché non diventi un ospedale generalista costringendo i nostri concittadini a rivolgersi ad altre strutture della regione o peggio ancora al privato».