JESI – Lastre di amianto abbandonate in un immobile del centro storico, Comune costretto a intervenire. A trovarle, l’affittuario del locale di via del Fortino, di proprietà municipale, che lo ha preso in locazione di recente. Sconosciuta la provenienza del materiale.
Si è reso pertanto necessario provvedere alla rimozione a allo smaltimento dell’asbesto, investendo circa 500 euro per poter agevolare l’intervento di una ditta specializzata. «Le maestranze in servizio ai Lavori Pubblici non risultano qualificate per tale tipo di attività», evidenziano infatti da piazza Indipendenza.
Non è la prima volta, purtroppo, che succede. L’amianto è stato per molto tempo utilizzato in edilizia, prima che fosse accertata la sua pericolosità. Svariati immobili in città sono stati bonificati, a partire ad esempio dal vecchio ospedale di viale della Vittoria, o la palazzina ex Tnt di via Politi. Vi sono ancora edifici con coperture di questo tipo, che vanno tenuti costantemente sotto controllo.
Il basso costo e il fatto che l’amianto sia molto resistente alla degradazione e al calore ne hanno favorito il successo commerciale, spiega infatti l’associazione italiana per la ricerca sul cancro. È stato usato per moltissime applicazioni industriali e civili. Purtroppo questo materiale così versatile si è rivelato molto pericoloso: le fibre di amianto possono infatti causare tumori del polmone e mesoteliomi. Quando vengono inalate, le fibre entrano in profondità nei polmoni ed essendo resistenti alla degradazione non vengono eliminate. La presenza delle fibre crea uno stato di infiammazione persistente in cui vengono prodotte molecole che danneggiano il DNA delle cellule, favorendo la trasformazione tumorale.