ANCONA – Droni, satelliti, sensoristica e macchinari da semina alimentati a pannelli solari. L’agricoltura 4.0 si fa largo anche nelle Marche e nei campi è sempre meno inusuale vedere strumenti all’avanguardia affiancare trattore, zappa e vanga. Innovazione, tecnologia ed energie rinnovabili oggi sono diventate parole chiave per affrontare le sfide dell’agricoltura, dal cambiamento climatico (siccità), all’aumento della popolazione, dalla tutela della biodiversità alla cementificazione.
Nelle Marche, più precisamente a Monsano, c’è la prima impresa agricola in Italia che coniuga innovazione e inclusione, ha ottenuto infatti contemporaneamente sia la certificazione ‘Innovativa’ (per la propensione dell’azienda a innovare, registrare brevetti, destinare fondi alla ricerca) che la certificazione ‘Benefit’ (per la volontà di condurre l’attività in modo responsabile, trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti e associazioni): Vallesina Bio.
Il titolare, Andrea Laudazi, ha convertito l’impresa di famiglia al biologico e oggi svolge attività didattiche, culturali e di inclusione, e si è lanciato fin da subito nell’utilizzo responsabile e sostenibile del suolo e delle risorse, concetti che si sposano alla perfezione con le attività inclusive della fattoria sociale, rivolte sia ai ragazzi con disabilità che ancora sono nel percorso scolastico (fra i quali anche persone con disturbo dello spettro autistico) che fanno tirocini (Percorsi Trasversali per le Competenze e l’Orientamento – PTCO), alternanza scuola lavoro, sia esterni con Tirocini di Inclusione Sociale e inserimenti socio-lavorativi, sia rifugiati politici, alla Messa alla prova del Tribunale, e a fine pena. Un’esperienza virtuosa sotto molti aspetti, quella dell’impresa agricola marchigiana.
«Promuoviamo agricoltura tecnologica con sensoristica IoT – dice l’imprenditore green Laudazi – i droni monitorano i terreni e il trattore 4.0, grazie alla mappa degli stessi, ottimizza i passaggi e interviene sui terreni solo dove necessario, per limitare l’uso di carburante e inquinare di meno, oltre che utilizzare in modo più oculato le risorse idriche». Macchinari che l’impresa agricola ha iniziato ad utilizzare l’anno scorso in via sperimentale e che ora sta acquistando, insieme ad una seminatrice a pannelli solari monitorata con posizionamento satellitare che ha già testato grazie a Italia Zuccheri e Coldiretti Marche, e con la quale ha seminato la barbabietola biologica da zucchero, importante coltura in forte ritorno nella regione.
Strumenti tecnologici che favoriscono l’inclusione. «Anche i ragazzi con disabilità possono co-gestire questi macchinari – spiega – in base a degli alert emessi dai software e di comodi interfaccia d’uso. Inoltre, stiamo tentando di brevettare una pedana per persone con disabilità motoria, siamo in fase di prototipazione, che permetta loro di salire su un trattore in autonomia: una volta a bordo possono guidare il mezzo direttamente dalla cabina grazie alla tecnologia 4.0, ai molteplici schermi e sensori a portata di mano».
Una tecnologia che aiuta anche l’ambiente anche se, come spiega l’imprenditore agricolo, «la cultura aiuta più della tecnologia: dobbiamo conoscere meglio i terreni per dosare la risorsa idrica, questo ci consente di ridurre l’inquinamento e l’impatto legato al passaggio del trattore. Dobbiamo smettere di essere semplici contadini e diventare imprenditori come l’Europa ci chiede da tempo, l’importante tradizione deve vestirsi di tecnologia. Serve un salto di qualità. Inoltre, – conclude – la multifunzionalità agricola ci permette di aiutare le persone in moltissimi modi».