Jesi-Fabriano

Andreea Rabciuc: dalla Tac nessun segno di violenza o microfratture. È ancora giallo sulla morte

L'accertamento eseguito ieri all'ospedale di Torrette non avrebbe rilevato alcun nuovo elemento rispetto a quanto emerso dall'autopsia: si rafforza l'ipotesi del gesto volontario

ANCONA – Nessun segno di violenza, nessuna microfrattura alle ossa del cranio o del collo. È quanto emerge dai primi riscontri della Tac eseguita ieri all’ospedale di Torrette sulle ossa rinvenute sabato 20 gennaio nel casolare di via Monte Adamo, sulla Montecarottese, che gli inquirenti ipotizzano possano appartenere ad Andreea Rabciuc, la 27enne romena scomparsa il 12 marzo 2022 dopo una festa in una roulotte posizionata appena 1 km più giù.

Ieri (30 gennaio) l’analisi radiografica sullo scheletro rinvenuto dopo 22 mesi di buio in cui si erano perse le tracce della ragazza. L’accertamento, disposto dalla Procura e affidato al medico legale Marco Palpacelli, si è svolto alla presenza del consulente della difesa dottor Cristiano Cortucci. Un’interruzione del processo osseo alla base del cranio”, sarebbe l’esito dell’accertamento, compatibile dunque con una morte per impiccamento. Nessuna traccia di violenza, di aggressione. Da quanto emerge insomma, la morte della giovane sembrerebbe riconducibile a un gesto volontario e anche questo nuovo esame non avrebbe aggiunto elementi nuovi a quanto emerso dall’autopsia già eseguita dal professor Adriano Tagliabracci.

Ora si attendono i risultati delle altre perizie ed esami disposti dalla Procura, in primis quello del Dna per confermare, sebbene vi sia poco margine di dubbio, che quei poveri resti appartengano ad Andreea Rabciuc. I risultati saranno depositati entro 90 giorni. Dunque il giallo sulla morte di questa giovane resta ancora tale. Così come resta ancora una sola persona iscritta nel registro degli indagati: l’ex fidanzato Simone Gresti, cui la Procura aveva inizialmente contestato le ipotesi di reato di sequestro di persona e spaccio di stupefacenti, poi con il ritrovamento delle ossa anche quella di omicidio volontario. Successivamente, con la repertazione nel casolare dell’orrore di una scritta d’addio incisa su una trave di legno in corrispondenza del punto dove sono state rinvenute le ossa e dei lembi di un foulard impigliati a una trave, per Gresti si è fatta strada anche l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio.
Due ipotesi di reato contrapposte tra loro, l’omicidio e l’istigazione al suicidio, che per ora restano in piedi contemporaneamente finché i contorni del giallo non verranno meglio definiti in questa inchiesta difficilissima e resa ancora più intricata dai 22 mesi della scomparsa che hanno cancellato dal cadavere tracce importanti sui tessuti.