CASTELPLANIO – Oggi pomeriggio 22 gennaio all’Istituto di Medicina legale di Ancona si svolgerà l’esame autoptico e del Dna sui poveri resti invenuti sabato 20 in un casolare in via Monte Adamo, sulla Montecarottese, tra Castelplanio e Poggio San Marcello. Resti scheletrici e di indumenti che secondo gli inquirenti apparterrebbero ad Andreea Rabciuc, la 27enne di origini romene scomparsa il 12 marzo 2022 proprio in quella zona, dopo una festa in una roulotte situata ad appena 1 km di distanza. Una festa privata, con due amici Francesco e Aurora, e l’ex fidanzato Simone Gresti che ad oggi è l’unico indagato per omicidio volontario, sequestro di persona e spaccio di stupefacenti.
Simone – così come tutti gli altri – avrebbe dichiarato di averla vista incamminarsi al mattino sulla Montecarottese in direzione Jesi ma da quella mattina di Andreea si erano perse le tracce. Fino a sabato pomeriggio, quando uno dei proprietari del casolare diroccato, appena un km più verso Castelplanio, ha effettuato la macabra scoperta di resti ossei dentro un locale ex cucina adibito a ricovero legnaia. Gli indumenti rinvenuti, un giubbino bianco e un paio di scarponcini neri, hanno subito fatto pensare ad Andreea anche se mancherebbero all’appello altri vestiti, la cuffia con le orecchiette da gatto, uno zainetto e delle collanine che Andreea indossava quella mattina. Le indagini sono ancora in corso e i Carabinieri del SIS-Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale di Ancona, insieme ai militari della Compagnia di Jesi coordinati dal Maggiore Elpidio Balsamo, sono fissi al casolare da sabato per continuare approfonditi sopralluoghi.
La notizia del drammatico ritrovamento ha sconvolto Georgeta Cruceanu, la mamma coraggio che in questi due anni di tempo sospeso non ha mai smesso di sperare di riabbracciare sua figlia. Ha pregato, lottato per riavere la sua bambina, la sua unica figlia. Ora, Georgeta deve affrontare la più terribile delle verità: quelle ossa potrebbero essere della sua Andreea.
«Non mi serve attendere l’esito del Dna – ci racconta in una intervista esclusiva – so che è lei. In tutto questo tempo ho pregato tanto che mia figlia mi mandasse un messaggio dicendo che era da qualche parte, che non poteva tornare da me…ma almeno così avrei saputo che era viva…adesso non posso più nemmeno sperare. So che è lei, hanno trovato degli abiti che erano i suoi, poi un dente con un ponte. Lei lo aveva… Non mi sono mai sentita così vuota. Lo sento nel cuore che la mia bambina è andata via». La sera del ritrovamento i Carabinieri le avevano consigliato di non venire al casolare, sarebbe stato troppo difficile per lei. Ma dopo una prima crisi, durante la quale il compagno ha dovuto darle dei sedativi per calmarla, in tarda serata Georgeta ha voluto vedere quel posto divenuto la tomba di sua figlia. Un posto dove gli inquirenti erano già andati a cercare il 16 marzo 2022, quattro giorni dopo la scomparsa della ragazza. Era stato un vetro rotto, sul retro dell’edificio, a insospettire i proprietari che avevano chiamato il 112. Ma al sopralluogo eseguito da Carabinieri, vigili del fuoco, protezione civile e cani molecolari dentro e all’esterno del casolare pericolante, nulla era emerso. I poveri resti non c’erano. Gli investigatori sospettano che qualcuno li abbia portati lì successivamente. Da dove? Dove erano nascosti? Quanto tempo dopo? Andreea è stata uccisa? Ci sono tante, troppe domande cui è necessario dare risposte. E il sostituto procuratore Irene Bilotta, titolare del fascicolo, sta andando avanti con la stessa motivazione del primo giorno, quando aveva rassicurato Georgeta che avrebbero fatto di tutto per ritrovare Andreea e far emergere la verità. Oggi, che l’unico indagato (Simone Gresti) è stato anche indagato per omicidio volontario, si apre un nuovo capitolo d’indagine. E per Georgeta si aggiunge dolore al già troppo dolore provato: quello di dover affrontare l’inferno delle verità, delle responsabilità che emergeranno in questo giallo, forse anche di dover guardare in faccia chi le ha portato via la sua unica figlia. Ma nella fragilità di questa disperazione, nel corpo reso esile come un fuscello dai lunghi mesi di attesa estenuante, Georgeta si fa coraggio. «Parlo con mia figlia, le dico che non mi arrendo. Ora voglio solo giustizia per la mia bambina, chi le ha fatto del male deve pagare, tutti devono venire fuori. Sono sicura che c’entrano più persone e che l’hanno portata lì dopo…».
Il grazie a chi ha cercato e trovato Andreea
Poi un pensiero, tra le lacrime. E un ringraziamento, doveroso. Anche per proteggere quelle persone che in questi due anni hanno dato il 100% per trovare Andreea e che in queste ore, dopo il ritrovamento, sono al centro delle polemiche social, nell’assurdità che non avessero visto l’evidenza di un cadavere proprio sotto i loro occhi. «Non c’era e a chi dice che gli investigatori non hanno lavorato bene dico che non è così – conclude Georgeta Cruceanu – io devo solo ringraziare tutti, dal primo all’ultimo. In tutto questo tempo ho avuto sempre il sostegno della procuratrice dottoressa Bilotta, che non si è mai arresa e la ringrazio davvero tanto, dei Carabinieri che mi hanno sempre informata di tutto, piangendo con me, sperando con me. Ho seguito i Vigili del fuoco fin nelle campagne, li ho visti farsi largo tra i rovi e venirne fuori insanguinati ma continuare senza sosta le ricerche. Come Andreea fosse stata la loro sorella. Prego per tutti loro, per le loro famiglie, perché non so in che altro modo sdebitarmi. A chi dice che non sono stati capaci di trovare Andreea, rispondo che non è vero. Hanno fatto tanto e mi hanno dato la forza che non avevo».