Jesi-Fabriano

Andreea Rabciuc, parla l’ex fidanzato Gresti: «Non le ho tolto il telefono, me lo ha dato lei. Era per proteggerla»

L'ex fidanzato Simone Gresti, unico indagato, ha parlato alla trasmissione Chi l'ha visto?

CASTELPLANIO – Nel giallo sulla morte della 27enne Andreea Rabciuc, scomparsa il 12 marzo 2022 e i cui resti sono stati rinvenuti in un casolare in via Monte Adamo 26, lo scorso 20 gennaio, si intersecano diverse ipotesi investigative. E se a seguito degli ultimi sopralluoghi sarebbero emersi elementi tali da indirizzare gli inquirenti verso la pista del gesto volontario, chi la conosce non vuole accettarlo. L’opinione pubblica è divisa su un caso che ha tenuto col fiato sospeso tutta Italia e non solo, visto che le ricerche della ragazza si erano estese anche all’estero. I Carabinieri del Sis hanno rinvenuto nel casolare dell’orrore alcune scritte, confuse, sovrapposte, con caratteri maiuscoli e minuscoli, riportate su una balaustra di legno che delimita la ripida scala di collegamento tra il pianterreno e il solaio. Parole confuse, scritte con un pennarello che è stato poi rinvenuto e sequestrato per essere analizzato. In quel lungo messaggio, che suona come un addio, ci sarebbero riferimenti a Simone Gresti, ex fidanzato di Andreea e unico indagato per le ipotesi di reato di sequestro di persona, spaccio, omicidio volontario e in alternativa, istigazione al suicidio. Non viene mai citato direttamente, Gresti. “Avrei chiamato mamma se lui non mi avesse tolto il telefono, vi voglio bene”: un frammento delle frasi forse scritte da Andreea Rabciuc sulla balaustra e che dovranno essere sottoposte a perizia calligrafica per stabilire se siano state scritte da Andreea. Ha forti dubbi Simone Gresti intervistato ieri sera 7 febbraio alla trasmissione Rai “Chi l’ha visto?”. Gresti ha messo in dubbio che quelle parole possa averle scritte Andreea.

Simone Gresti

«Io il telefono non gliel’ho tolto – ha detto, ricostruendo quell’ultima sera alla roulotte sulla Montecarottese, a un 1 km di distanza dal luogo del ritrovamento delle ossa – me lo ha dato lei, lo aveva fatto altre volte che me lo lasciava. Non era mia intenzione fare del male ad Andreea, volevo solo proteggerla non per farle male…perché non sapevo con chi dovesse andare via e dove volesse andare non per controllarla …». Simone allude alle altre due persone che l’ultima notte del 12 marzo inviavano continuamente messaggi ad Andreea, frequentazioni che lui non approvava. «Lei è scappata via…come facevo a ridarle il telefono se era fuggita? Il telefono me lo ha dato lei – insiste – nessuno l’ha rincorsa né ce l’aveva con lei. Purtroppo, purtroppo, purtroppo non l’ho considerata». Simone Gresti ammette che la ragazza si allontanava spesso e che quella consuetudine lo ha indotto a non allarmarsi, convinto che sarebbe rispuntata fuori dopo qualche giorno. E ancora sulla scritta che lo tirerebbe indirettamente in causa: «Ma poi la scritta è davvero di Andreea? Mi pare una cosa veramente assurda, ho forti dubbi, non ci credo – ha aggiunto, soffermandosi poi sull’ipotesi del suicidio che stanno vagliando gli inquirenti – lei non aveva nessun motivo al mondo di andare lì dentro quel casolare con quelle intenzioni, stavamo bene e se lei non stava bene, non doveva mica stare con me per forza. Lei era felice di vivere, non ha mai dato segni del contrario altrimenti io e la mia famiglia le saremmo stati più dietro». Continua a sostenere che non le ha fatto nulla, che le voleva bene e si sente additato come un mostro ovunque vada. «Non sono un mostro – conclude Gresti – mi devo andare ad ammazzare per qualcosa che non ho fatto? Sentire che sono un mostro perché ho fatto del male alla mia compagna mi fa rabbrividire, basta con questa storia. Andreea era la compagna mia, le volevo bene e tutti lo sapevano, quelli con cui uscivamo e la mia famiglia. Non le ho fatto nulla». Nel corso della trasmissione sono stati riletti i passaggi di questa drammatica storia di cui ancora non si riesce a scrivere una fine.