CASTELPLANIO – Dopo il macabro ritrovamento di resti ossei in un casolare tra Castelplanio e Poggio San Marcello, ieri pomeriggio, si apre un nuovo fronte di indagine sul fascicolo relativo alla scomparsa di Andreea Rabciuc. Se l’ipotesi prevalente degli inquirenti è che quei poveri resti possano appartenere a lei, scomparsa proprio da quella zona il 12 marzo 2022 per via della presenza di indumenti (un giubbino e un paio di scarpe) che sarebbero identici a quelli indossati da Andreea, ora saranno le analisi scientifiche e anatomopatologiche disposte dalla Procura di Ancona a dover dare delle risposte a questo mistero.
Ieri i carabinieri della Compagnia di Jesi e del Sis-Sezione investigativa scientifica del comando provincia di Ancona hanno eseguito un lungo sopralluogo nel casolare dell’orrore. Il medico legale, intervenuto sul posto insieme alla procuratrice Irene Bilotta, dovrà analizzare i reperti e capire se quei resti possano “parlare”, ovvero aiutare a stabilire l’epoca e la circostanza del decesso, le cause e se siano stati spostati. Gli investigatori stanno lavorando in questa direzione: quel casolare era stato già ispezionato dopo la scomparsa di Andreea, persino con i cani molecolari. E non c’era traccia. Sono comparsi dopo. Bisogna capire se siano stati portati lì, quando e soprattutto da chi. Il giallo si infittisce e potrebbe andare nella direzione della morte violenta.
Al momento l’unico indagato resta Simone Gresti, ex fidanzato della vittima, iscritto nel registro degli indagati per i reati di sequestro di persona e spaccio. I capi d’imputazione a suo carico non sono cambiati ad oggi. «Ho avvisato Simone ieri – ha detto l’avvocato difensore Emanuele Giuliani – era incredulo, sotto choc. Addolorato. Dopotutto credeva anche lui che si fosse allontanata e che si trovasse magari all’estero, ma viva». Ma si sta aprendo un nuovo capitolo dell’inchiesta e potrebbero emergere altre responsabilità.