JESI – «Scaricate l’App Immuni. È semplice, anonima e sicura. Se non lo fate per scelta, tacete e limitatevi a subire passivamente la situazione». Non usa giri di parole il vicesindaco Luca Butini, di professione medico immunologo all’ospedale di Torrette. Le conseguenze del Covid le vive tutti i giorni, le vede nei reparti dove lavora. E prova di nuovo a sensibilizzare i cittadini.
«Sto verificando in ogni occasione, da inaugurazioni a convegni, che poche persone hanno ricevuto il messaggio – spiega il vicesindaco nel motivare l’invettiva -. Ogni volta che incontro qualcuno in occasioni pubbliche, chiedo di alzare la mano a quanti hanno scaricato Immuni. Non si supera mai il 30%. Sia giovani che adulti. Le persone non si sono fidate, evidentemente, sebbene non vi siano controindicazioni a farlo. Tutti si sentono autorizzati e in dovere, tuttavia, di esprimere il proprio parere. E non parlo solo del coronavirus e le sue implicazioni anche, ad esempio, del lavaggio delle strade. Probabilmente mi insulteranno, ma ho ritenuto opportuno mettere le cose in chiaro».
Cosa ha detto Butini? «Poche persone credo abbiano dubbi sull’importanza di essere informati tempestivamente in merito all’esposizione al rischio di una malattia infettiva altamente contagiosa – le sue parole affidate a un video -. Comprendono quanto possa essere utile per sé stessi, i propri familiari e per la salute pubblica. Immuni fa questo, traccia il contagio per interromperne la catena. Purtroppo è stata scaricata da poche persone affinché possa essere efficiente. Essa segnala se si è venuti a contatto di un positivo. In modo semplice, assolutamente anonimo e sicuro».
Ecco, quindi, l’attacco. «Alcuni hanno scelto di non scaricare immuni perché temono l’isolamento, da loro considerato una seccatura. D’ora in poi, queste persone devono tacere: se hanno scelto di essere passive hanno perso il diritto di esprimere un giudizio sulle misure prevenzione, sulla chiusura e sul lockdown. Devono semplicemente aspettare passivamente lo svolgere degli eventi e tacere. Altre persone, invece, temono che questa App invada la propria privacy. Ciò significa che non si sono informati in modo adeguato. Ma hanno possibilità di farlo. Se non lo fanno, stesso identico discorso degli altri: si limitino a tacere. È giunto il momento di scegliere da che parte stare».