ARCEVIA – La richiesta di riaprire l’accesso all’opera dell’artista Alt (leggi l’articolo) e l’invito a visitare la mostra prima di esprimere giudizi. E’ la richiesta, doverosa e composta, della curatrice di Ar[t]cevia, Laura Coppa.
«Quello della libera espressione è un diritto sancito e protetto dalla Costituzione italiana, tanto quanto quello di informarsi. Lo sottolineo: informarsi – spiega la curatrice – Un articolo scritto di stomaco da un visitatore occasionale che, cogliendo il flusso di gente e l’ingresso gratuito all’evento, ha visitato la mostra con la stessa superficialità con cui si passa il tempo fra gli scaffali di un centro commerciale nelle domeniche invernali di pioggia, è stata la principale, se non unica, fonte informativa che ha spinto un’itera comunità (e non solo) ad esprimere la propria opinioni su un’opera che, a maggioranza, non ha neanche visto. Partirei dal presupposto che il diritto di informarsi dovrebbe essere anche un obbligo, onde evitare di favorire la diffusione di elucubrazioni basate su ipotesi strettamente personali, quando non addirittura false».
Quaranta gli artisti in mostra all’evento che si protrarrà fino al 14 ottobre prossimo. Arriveranno ad Arcevia anche artisti e musicisti stranieri: «Persone che hanno fatto un grande lavoro, con fatica e passione. Tutti sapevamo che si sarebbe acceso un
confronto, ma ci aspettavamo un dibattito che fosse costruttivo e che fosse utile ad un confronto su diversi piani di pensiero, così come l’opera (composta per gran parte dalla oculata ricerca che la completa. Purtroppo, approfondita da pochi), mirava ad accendere. La diatriba che ne è scaturita invece è di superficie, utile solo a fare tanto rumore e fumo, ma fine a se stessa.
Il mio essere curatrice del Festival è ruolo precedente a quello amministrativo (Laura Coppa è anche assessore alla Cultura del Comune di Arcevia, ndr): la sottoscritta ci ha messo la faccia, un nome e un cognome, e l’unico ad avermi contestata come curatrice è stato lo stesso Alt per aver “maltrattato” l’opera nascondendola dietro un muro e inserendo un avvertimento. Sono andata avanti a schiena dritta al fine di permettere a un’idea, a una ricerca, a un artista che ritengo più che validi di potersi esprimere».
Ci si aspettava che l’opera avrebbe acceso un dibattito, un confronto, come il realtà è stato (leggi l’articolo): «Ribadisco il mio dover mediare fra artisti e pubblico. Inoltre, il mio ruolo è quello di difendere Alt (leggi l’intervista al’artista), come anche tutto il Festival che è composto da oltre quaranta artisti che hanno gli stessi, identici diritti. Per formazione e deformazione sono abituata a dire le cose in faccia, anziché a furia di
comunicati, non sarà dunque una novità per Alt la profonda stima che nutro per lui come artista e quale persona di spiccata intelligenza, così come quella che riserbo per il Sindaco: persona davvero preparata, di grande spessore e sensibilità, tanto come
uomo che come amministratore. Sono stata la prima ad essere avvertita del blocco di accesso all’opera: decisione dovuta alle varie lamentele ricevute dal Sindaco. Scelta questa, che ho compreso e accettato, così come Alt era stato informato di quali precauzioni sarebbero state necessarie».
Coppa quindi chiarisce: «A porte chiuse, avevo già richiesto e motivato la possibilità della riapertura dell’accesso all’opera, perché credo siano ormai informati anche quei tanti per cui leggere più di due righe è una fatica immane, ma che sono pronti a scrivere sentenze sgrammaticate sui social. Ovvio quindi che approvo e appoggio la richiesta di Alt ma lo faccio come curatrice quale, per il Festival, sono da sei anni».