JESI – Per la prima volta a Jesi, la fotografa e fotoreporter di fama internazionale Letizia Battaglia condurrà un workshop di fotografia (il 22, 23, 24 settembre) organizzato dall’associazione culturale Magazzino d’Arte Jesi in collaborazione con Hemingway Cafè.
Grazie alle moderne tecnologie molte delle fotografie che vediamo sembrano scatti stupendi, eppure basta uno sguardo più attento per vedere che sono cartoline che poco hanno da raccontare.
Battaglia, quale deve essere l’abilità di un fotografo?
«A prescindere dalla facilità con cui la massa fa fotografie, e questo lo vediamo soprattutto sui social network, uno scatto deve anche trasmettere la personalità di chi lo fa. La macchina fotografica è un mezzo come la penna biro con la quale possiamo scrivere la lista della spesa o delle poesie. In termini di qualità nulla è cambiato rispetto al passato».
Un fotografo quindi deve avere qualcosa da dire con un’immagine, non basta che sia bella?
«Non deve solo avere qualcosa da raccontare ma deve anche saper interpretare: bisogna guardare il mondo con occhi particolari, quindi c’è bisogno di una inclinazione artistica. Un bravo fotografo ha bisogno di ingegno».
A quale dei suoi lavori tiene di più?
«Detesto le mie foto di mafia, amo molto quelle delle bambine: è il momento più bello per una donna, quello in cui stanno per spiccare il volo. Amo queste immagini perché interpreto i loro sogni che erano anche i miei».
Secondo lei è vero che con la cultura non si mangia?
«Io sono fiera di essere riuscita a sopravviverci. Noto un sonno culturale che non permette agli artisti di esprimere e sentire i moti rivoluzionari dell’arte. L’arte è rivoluzionaria perché deve essere più forte della realtà. In tanti ci provano, è dura: faccio sacrifici enormi per aiutare artisti giovani e meno giovani nel Centro Internazionale di Fotografia di Palermo (di cui Letizia Battaglia è direttore, ndr)».
Da 22 settembre sarà a Jesi per un laboratorio, quale il suo obiettivo?
«È la prima volta che vengo a Jesi e ne sono molto contenta. Mi concentrerò molto sul contatto con la gente che si è iscritta: provo un grande senso di responsabilità e voglio trovare talenti da portare nelle gallerie del Centro Internazionale di Fotografia di Palermo».