FILOTTRANO- Inizia con un minuto di silenzio in memoria delle vittime del covid-19 ma anche di tutte quelle anime schiacciate dalla violenza in questo difficile momento post-lockdown l’incontro nella sala consiliare del Comune di Filottrano dal titolo “La dignità, il rammarico e la rivoluzione. Riprendersi la vita” organizzato dall’Amministrazione comunale per affrontare la crisi psicologica derivante dalla pandemia.
Protagonista dell’incontro pubblico, il dottor Massimo Mari, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Area vasta 2 e responsabile del supporto psicologico del Gores Marche. Eclettico, istrionico e capace di tradurre sentimenti di incertezza e paura in voglia di confrontarsi, Mari ha analizzato i disagi da coronavirus che, uniti alla grave crisi economica in atto, stanno scuotendo l’umanità anche sotto il profilo psicologico.
«Dopo ogni catastrofe la letteratura medica ci insegna che statisticamente aumentano le depressioni post-traumatiche e le malattie psicosomatiche – spiega Mari – incrementano la mortalità degli anziani, i divorzi, i reati, il gioco d’azzardo e il consumo di sostanze stupefacenti. Aumentano purtroppo anche i reati e le violenze, contro sé stessi e contro gli altri. Ne abbiamo avuto riscontro dopo questa pandemia, che ha causato alcuni gravi aspetti psicologici come ansia, rabbia, smarrimento. Negli ultimi 20 giorni ci siamo trovati a dover affrontare 15 casi di super-violenza di cui cinque consumati qui, a Filottrano (un ragazzo che ha accoltellato la madre per estorcerle denaro; un ragazzo di 23 anni precipitato dal balcone; il suicidio del padre del 23enne; l’omicidio-suicidio dell’ex carabiniere Antonio Pireddu che ha sparato alla moglie Ida Creopolo per poi rivolgere l’arma verso sé stesso, ndr.) e il 70% di questi episodi così gravi viene commesso da persone non note ai servizi del Dsm».
In questo periodo difficilissimo di pandemia e di lockdown è arrivato un grande aiuto dall’Ordine degli Psicologi che ha messo a disposizione sia del personale sanitario che delle persone 240 medici psicologi con servizi gratuiti di assistenza e vicinanza con chiamate e videochiamate. «Anche dopo una tragedia immane come quella della Lanterna Azzurra di Corinaldo siamo stati sommersi dalle richieste di aiuto – continua Mari – abbiamo registrato un calo fino all’azzeramento solo con la celebrazione dei funerali delle giovani vittime da parte del vescovo, perché il funerale non è un fatto privato ma collettivo, un modo per rielaborare il lutto, accettarlo. Con la pandemia abbiamo avuto migliaia di morti senza funerale, ci è stata tolta anche la dignità della morte. È stato disumanizzante quello che abbiamo visto nei reparti, il primo problema da affrontare è stato la perdita di umanità delle persone. E quando in ospedale abbiamo visto che le persone entravano in reparto e ne uscivano cenere, senza alcuna relazione in mezzo, abbiamo capito prima di tutti che dovevamo inventarci vicinanze laddove era necessario essere distanti: così abbiamo introdotto le videochiamate con i parenti attraverso cellulari e tablet. E sentire i propri familiari era una cura capace di scuotere i pazienti. Da qui la consapevolezza che per essere d’aiuto nel superamento di un trauma dobbiamo condividerlo».
Grazie anche al confronto con i partecipanti dell’assemblea – tra cui il parroco di Filottrano, don Carlo Carbonetti – si è compreso che specie nei piccoli centri e nei paesini c’è ancora un retaggio che impedisce di chiedere aiuto, di ammettere un problema, un disagio. Chi lo fa, deve farlo nella riservatezza. Non si deve sapere. «Le persone si vergognano di stare male, di essere povere, di chiedere aiuto – continua il dottor Mari – in questa dimensione sociale dove vige assoluto il marketing del narcisismo che ci vuole tutti belli e tutti di successo senza problemi economici, stare male, avere un disagio, essere poveri e aver perso il lavoro sono criticità da nascondere». In questo involucro solo apparentemente lucido e perfetto vi sono contenute gravi situazioni di disagio, esplose negli ultimi drammatici fatti di cronaca. Per questo il servizio di salute mentale dell’Area vasta2 che opera presso il distretto sanitario in via Don Minzoni con una dottoressa psichiatra ha creato un centro diurno, un gruppo terapeutico per utenti che soffrono di isolamento e mancanza di relazione; oltre a un centro multifamiliare, in quanto il coinvolgimento della famiglia è essenziale per il recupero di una persona in difficoltà. «Qui c’è una tendenza alla riservatezza che nuoce alle situazioni di disagio – spiega Mari – la funzione degli psicologi così come della protezione civile è quella di abbattere la condizione di isolamento e di portare la problematica su un piano di aiuto collettivo. Per questo il Comune dovrebbe promuovere spazi di socializzazione, una maggiore trasparenza delle situazioni lavorative e intervenire laddove serve aiuto. Già il fatto che un’amministrazione comunale, attraverso il sindaco che è il massimo esponente, dimostri vicinanza è un grande conforto. È necessario trovare strade di condivisione, di solidarietà sociale anche attraverso l’associazionismo, anche iniziative capaci di trasformare il dolore e la paura in arte come ha fatto il fotografo Luciano Zamporlini che contagiato da covid ha documentato tutto attraverso scatti meravigliosi pubblicati anche su Panorama. Pensavo di farne una mostra itinerante. Comunque – conclude Mari invitando la collettività a proporre iniziative che coinvolgano la cittadinanza – non c’è un dolore da catastrofe paragonabile a un altro. L’obiettivo deve essere comunque quello di riprenderci la nostra vita e non farlo da soli».
Sia durante il lockdown che successivamente, quando la città di Filottrano è stata segnata da una scia di dolore e di episodi cruenti, l’Amministrazione comunale nella persona del sindaco e dei servizi sociali ha manifestato presenza alle persone colpite da lutti e da dolore. «Come Amministrazione dovevamo fare qualcosa – dice il sindaco Lauretta Giulioni – abbiamo fatto delle riunioni con i medici di famiglia, con il parroco per creare un progetto di condivisione, una rete di interazione capace di dare una risposta, nella riservatezza, a chi ha bisogno di aiuto. Un modo per dare un punto di riferimento, un’alternativa utile quando invece la mente vacilla e pensi che non ci sia una via d’uscita ai problemi. Anche questo incontro pubblico col dottor Mari l’ho ritenuto un dovere, per alleviare e condividere i sentimenti dei nostri concittadini in questo momento difficile che dopo il covid si è tradotto in una serie di episodi gravissimi. Abbiamo provato, bussando a ogni porta di ogni famiglia colpita dal lutto, a portare vicinanza e aiuto, il sostegno della comunità che rappresentiamo. Adesso organizzeremo degli eventi collettivi per creare occasioni di incontro e confronto, anche con l’aiuto di don Carlo. Speriamo che l’associazione dei Comuni faccia altrettanto perché questa situazione viene vissuta in modo analogo da tutte le comunità».