JESI – Domani pomeriggio, lunedì 12 luglio, alle 17 nella chiesa di San Giuseppe sarà celebrato l’ultimo addio al coraggioso Luca Bernardi, il 35enne affetto da Distrofia Muscolare di Duchenne spentosi ieri mattina alle 7,30 all’ospedale di Jesi. Luca aveva subìto nei giorni scorsi un intervento chirurgico, sembrava essere andato tutto bene, invece delle complicazioni post operatorie lo hanno strappato per sempre all’amore dei genitori Mario e Morena. E nonostante l’affetto, arrivato a folate da ogni parte verso la famiglia, adesso quel che resta è tanto dolore. Luca era un simbolo di coraggio, di vita, con la grande curiosità, la sete di fare e la sua gentilezza.
C’è un’eredità importante ora da portare avanti nel suo nome, affinché le battaglie per i diritti dei disabili non vengano vanificate ma continuino a andare avanti con l’impegno di altre persone. «Ovunque io lo abbia portato – ricorda lo scrittore jesino Vittorio Graziosi cui Luca ha affidato la stesura della sua autobiografia “Uno scrigno pieno di sogni” – Luca ha saputo farsi amare. Per questo, per le troppe volte che è stato vicino alla morte e per la sua incredibile forza di vivere e sognare, Luca non morirà mai».
«Luca era una persona estremamente vivace culturalmente – lo ricorda con commozione l’assessore ai servizi sociali Maria Luisa Quaglieri – fino a una settimana fa parlavamo dei suoi nuovi progetti, condividevamo idee. Quando ho saputo che l’intervento era andato bene ho tirato un sospiro di sollievo e invece oggi siamo qui a piangerlo. Di lui credo che rimarranno la vivacità intellettuale, la sua voglia di imparare e il coraggio di metterci la faccia sempre. Era dolce, cortese e gentile. Non si è mai fermato nonostante la grave malattia e anche per questa sua forza d’animo il Comune lo ha insignito nel 2018 della cittadinanza benemerita. La sua battaglia per l’assistenza domiciliare indiretta deve essere portata avanti – conclude l’assessore – era una persona importante ed è importante quello che ha fatto: il 29 luglio in Consiglio comunale lo ricorderemo e ci confronteremo su come portare avanti l’eredità delle sue idee».
Eredità è anche quello di cui parla un altro amico di Luca, Francesco, ex compagno di scuola, sui social: «abituato a leggerne i pensieri nella home di Facebook, trovandomi davanti anche oggi il suo sorriso gioviale, pensavo che avesse partecipato a un evento o rilasciato qualche nuova intervista. E invece Luca Bernardi se n’è andato. La notizia mi ha ghiacciato, e la frase che avevo appena letto sembrava priva di senso, illogica. Nonostante le sue durissime condizioni di vita, Luca era per me e -credo per molti- un monumento vivente, e dei monumenti ne diamo inconsapevolmente per scontata l’eterna presenza. È come sentirsi dire: “È sparito il Colosseo!”. Come il Colosseo, quel fragile corpo aveva visto innumerevoli battaglie, tragedie e atti di eroismo. Immobilizzato da più di 20 anni da una malattia chiamata “distrofia muscolare di Duchenne”, per la quale ancora non vi è cura. Progressivamente zavorrato dal male sotto gli occhi miei e dei nostri compagni di scuola, costretto prima alla sedia a rotelle e poi a letto, la malattia ha privato Luca di quasi tutte le cose belle che una persona di 10, 20 e 30 anni dovrebbe provare: il gioco con gli amici, gli amori adolescenziali e non, il mare, le feste, la neve, una corsa, il vento… Tutto rubato. È bene ricordarlo l’orrore di questo crimine, perché Luca non solo gli ha resistito -e non so quanti tra noi avrebbero fatto altrettanto- ma forte della sua sofferenza ha deciso di impegnarsi per alleviare le sofferenze delle persone più fragili. Luca ha fondato “Rete Obiettivo ADICAF”, dando vita a una lotta per la Civiltà: arrivare a fornire, gratuitamente, assistenza domiciliare indiretta a tutti i malati che ne abbiano bisogno. Sembra assurdo che accada nella nostra società, eppure Luca pagava inqualificabili “bollette d’aria”: vedeva la sua famiglia fare grandi sacrifici, economici e non, solo per poter alimentare tutti i macchinari in grado di tenerlo in vita…senza contare le spese per i materiali sanitari, per i professionisti a cui doveva rivolgersi per il solo continuare a vivere. Luca ha lottato contro l’ingiustizia della natura e degli uomini, contro l’arcinemico dell’umanità intera: la sofferenza. È una battaglia che ci riguarda tutti e che vinceremo se daremo fiducia e investimenti alla ricerca scientifica, e se ci impegneremo -in ogni luogo delle istituzioni- per far sì che un riparo dalla sofferenza ci sia per tutti, non solo per i più abbienti. Sarebbe stato bello vederlo vincere questa lotta. Ora – conclude Francesco nel suo toccante ricordo – toccherà alla sua associazione portare la sua fiaccola: speriamo di vedere nei prossimi anni una legge che ci tuteli per sempre contra la sofferenza, una legge col nome di Luca». Questa la sua proposta: https://www.facebook.com/luca.bernardi.986/posts/10222702291179654 .