Jesi-Fabriano

Jesi, biodigestore all’Interporto: decisione entro la fine di giugno

L'ipotesi tecnica e economica di realizzazione dell'impianto di trattamento dei rifiuti organici, da cui ottenere biometano e fertilizzanti, è stata illustrata in commissione. Il sindaco Massimo Bacci: «A favore, in provincia va fatto ma serve condivisione allargata»

JESI – Entro fine giugno la risposta di Jesi sul via libera o meno alla realizzazione sul territorio comunale, in un’area adiacente all’Interporto in zona Coppetella, del biodigestore, impianto di trattamento dei rifiuti organici, a servizio di tutta la provincia di Ancona. Una scadenza richiesta dal sindaco Massimo Bacci e non troppo distante da quella indicata dalll’Ata (l’assemblea d’ambito dei Comuni della provincia per la gestione dei rifiuti) che aveva parlato invece di questo mese di maggio. «Ci siamo dati tutti insieme come data limite il prossimo 31 luglio per approvare un Piano d’ambito per la gestione dei rifiuti- spiega il presidente della Provincia, e in quanto tale dell’assemblea Ata, Luigi Cerioni– per allora, dunque, dovrà essere stata fatta chiarezza su quali impianti il Piano potrà contare e quali no». C’è «necessità di decidere velocemente» ha detto Cerioni, facendo riferimento ad un’altra scadenza: per agganciarsi al treno dei contributi, l’impianto “jesino” dovrebbe essere collaudato e funzionante entro il dicembre del 2022.

In commissione consiliare i tecnici hanno illustrato l’ipotesi di biodigestore a Jesi

Se ne è parlato ieri sera, 14 maggio, nell’aula consiliare, in sede di commissione. Presenti a riferire, con il direttore dell’Ata Massimiliano Cenerini, i tecnici della Nomisma Group e della IGW che hanno illustrato il progetto di fattibilità tecnico economica dell’impianto di recupero di rifiuti derivanti dalla frazione organica, da sfalci e potature, meglio identificato con il nome di biodigestore. In sala anche un nutrito gruppo di residenti dell’area Coppetella. Il sindaco di Jesi Massimo Bacci ha chiesto più tempo, anche per confrontarsi coi cittadini, prima di una risposta definitiva sull’ipotesi ma non ha nascosto, insieme all’assessora all’ambiente Cinzia Napolitano, di essere favorevole all’impianto. Chiamando però al tempo stesso anche l’opposizione a condividere la decisione. «Non ho problema a dire che il biodigestore, qui o altrove, in provincia serve e va fatto. Sicurezza assoluta dell’operazione e garanzie sulle tecnologie più avanzate vengono prima degli aspetti economici. Serviranno un percorso condiviso e appunto una condivisione allargata al di là della sola maggioranza. Si ragionerà insieme. Sento parlare di discarica o di pattumiera ma il progetto di cui si parla va esattamente nella direzione opposta». Dello stesso parere l’assessore Napolitano: «Progetto non degradante ma qualificante di una comunità intelligente che decide di fare qualcosa per il suo futuro».

L’IPOTESI TECNICA

Dalla fermentazione di batteri anaerobica e aerobica (senza e con presenza di ossigeno) dei rifiuti organici e del verde, l’impianto di biodigestione ricava da un lato biometano da immettere sulla rete o per autotrazione e dall’altro componente per fertilizzanti. «Economia circolare per definizione» hanno garantito i tecnici. Tre le ipotetiche sedi prese in considerazione ma quella di Jesi, rispetto a Fabriano e Maiolati, è parsa la migliore: priva di vincoli, più baricentrica e meglio servita dalla viabilità che sfrutterà lo svincolo Interporto della S.S.76. Arriveranno rifiuti da tutta la Regione? «L’ipotesi di impianto- è stato risposto- è stata tarata solo sul fabbisogno di questo Ambito provinciale». Dalle 70 mila tonnellate annue prodotte dalla provincia (50 mila di rifiuti organici “da mensa”, 20 mila da sfalci e potature), si pensa di ottenere 2 milioni di metri cubi di biometano e 15 mila tonnellate di fertilizzante. Di 30 milioni di euro l’investimento richiesto per la realizzazione, recuperabili in un tempo medio di 9 anni e con un utile di stimato di 4,6 milioni dopo 20 anni di esercizio. Richiesta un’area di 6 ettari, i tecnici hanno valutato un costo di 30 euro al metro quadrato per l’acquisizione dei privati, con un esborso totale di 2,5 milioni per la superficie e di un altro milione circa per gli oneri di urbanizzazione. Previsto un “equo indennizzo” per il Comune ospitante, valutato in 5 euro per ciascuna tonnellata di rifiuti conferiti: 350 mila euro annui che, hanno spiegato Nomisma Group e IGW sarebbero ripartiti fra Jesi, all’85%; e gli altri Comuni interessati dalla viabilità dell’impianto, che però utilizzerebbe principalmente la statale 76. Una dozzina al giorno la stima dei camion che accederebbero al biodigestore. La palla passa al dibattito cittadino.