JESI – Aumento medio del 7,5% per la tassa rifiuti, questa mattina 30 aprile l’approvazione in Consiglio, nel corso della seduta che vedrà poi in esame nel pomeriggio il consuntivo di bilancio 2023. A favore il voto dei 14 consiglieri di maggioranza presenti in aula, contrario Antonio Grassetti (Fratelli d’Italia) e astenuti Matteo Sorana (Per Jesi), Nicola Filonzi, Tommaso Cioncolini e Marialuisa Quaglieri (Jesiamo). Il tema dell’aumento della tassa rifiuti sta in questi giorni toccando via via un po’ tutti i Comuni marchigiani.
Spiega Gianluca Della Bella, dirigente area servizi finanziari del Comune: «Si tratta di un incremento medio del 7-7,2% per le utenze domestiche e del 7,8-7,9% per le non domestiche. Aumento che riguarderà i Comuni della provincia, sulla base del piano economico finanziario predisposto dall’Autorità d’ambito e dei metodi standard di definizione dei costi di Arera, l’autorità nazionale».
In particolare, «il Piano economico finanziario si basa sui costi sostenuti dai due gestori, che a Jesi sono JesiServizi per smaltimento e trasporto e Comune per la tariffa, nel bilancio 2022. Costi che vanno coperti per intero dalle entrate e che ammontano in previsione a 7,6milioni di euro per il 2024 e 7,4milioni per il 2025. Quanto all’incremento standard, Arera ha tenuto conto del recupero dell’inflazione che non era previsto nel 2021 e avrebbe comportato, di default, un aumento del 13,3%, che poi è stato ridotto. Questo perché, nell’analizzare nel dettaglio le voci per contenere le tariffe, ad esempio per i costi contrattuali del personale per il Comune si è tenuto conto di un aumento che è stato non del 13% ma del 3,3%. E perché si è potuto fare conto su una maggiore capacità di riscossione da parte dell’ente, che ha consentito di contenere l’accantonamento obbligatorio a copertura dei crediti di dubbia esigibilità».
A Jesi, ricorda il tecnico: «Le utenze erano 20mila nel 2023. Ogni anno si registrano rispetto al dato variazioni che possono essere di 2mila unità, ad esempio per imprese che chiudono o trasferimenti di nuclei familiari. Parliamo di un 55% di utenze domestiche e un 45% di non domestiche. Questo perché per la tipologia di imprese ancora in larga parte legate al meccanico e al manifatturiero, in molti casi queste non pagano la Tari dato che producono rifiuti speciali e non assimilabili agli urbani».