JESI – «Ristoro per i veri risparmiatori azzerati e in difficoltà e non per Fondazioni e banche. Possibilità comunque di procedere contro i responsabili dei crac. Aumento del Fondo per i risarcimenti. Eliminazione della cronologia di arrivo delle domande come criterio in base al quale liquidare i richiedenti». Sono i quattro punti sui quali, nel corso dell’incontro avuto ieri 8 novembre al Ministero per l’Economia e la Finanza coi sottosegretari Massimo Bitonci (Lega) e Alessio Villarosa (Cinque Stelle) e col Ministro per i rapporti col Parlamento e la Democrazia diretta Riccardo Fraccaro, i rappresentanti di azionisti e obbligazionisti colpiti nel crac Banca Marche hanno ottenuto rassicurazioni. A Roma per loro, nella riunione con al centro le criticità ravvisate nel Fondo per il ristoro dei danni che il Governo intende inserire in Finanziaria, c’erano l’avvocato Corrado Canafoglia dell’Unione Nazionale Consumatori – Marche, Maurizio Mariani del direttivo l’associazione Azionisti Privati Banca Marche e Sandro Forlani, presidente di Dipendiamo Banca Marche.
«Riunione infuocata– dice Canafoglia- siamo riusciti a ottenere la disponibilità del Governo a rivedere alcuni aspetti del provvedimento. Perché la bozza di cui il Quirinale ha preso atto, con tanto di “bollinatura” in calce, impedirebbe la reale partecipazione degli azionisti di Banca Marche al risarcimento».
La questione coinvolge i risparmiatori coinvolti nei casi Banca Marche, CariFerrara, CariChieti, Banca Etruria, Veneto Banca e Popolare di Vicenza. I sottosegretari hanno chiesto di individuare dieci esperti con cui lavorare a stretto contatto per emendare la bozza del provvedimento. Fra questi ci saranno l’avvocato Corrado Canafoglia e l’avvocato Valentina Greco dell’Unione Nazionale Consumatori. Nuova bozza a fine mese o inizio dicembre, poi il percorso in Parlamento.
«Abbiamo avuto rassicurazioni- riepilogano nella loro sede di piazzale Ciabotti i piccoli azionisti privati- che al ristoro non parteciperanno Fondazioni e banche, che ad esempio in Banca Marche detenevano il 63% delle azioni. Avranno accesso solo persone fisiche e piccole e medie imprese. Questo non impedirà ai risparmiatori di procedere giudizialmente nei confronti di coloro che ritengono responsabili dei dissesti per recuperare il danno. Sarebbe iniquo, quasi un salvacondotto. Inoltre l’importo del Fondo sarà aumentato. Un miliardo e mezzo per sei banche è insufficiente, dato che 500, 600 milioni occorrono solo per Banca Marche e solo se restano fuori Fondazioni e altri istituti». Quanto al peso del criterio cronologico è «penalizzante per quanti, come nel nostro caso, faticano a recuperare documenti di una banca che non c’è più».
Questi gli impegni. «Li abbiamo presi come una parola d’onore delle istituzioni, li metteremo alla prova». L’invito è: «La speranza c’è, è importante fare massa critica. Chi non l’ha ancora fatto si muova e ci contatti».