Jesi-Fabriano

Jesi, la Caritas e il vescovo Rocconi fanno il punto sulle attività nella Diocesi: «Anche controcorrente. E pacifista»

I numeri dell’attività 2023 della Caritas nella Diocesi di Jesi, presentati dal direttore Marco D’Aurizio e dagli operatori con l’introduzione del vescovo di Jesi, monsignor Gerardo Rocconi

La Caritas della diocesi di Jesi presenta il bilancio delle sue attività nel 2023

JESI – Centottanta volontari nelle dieci Caritas parrocchiali della Diocesi di Jesi, con 9 centri di ascolto, 6 doposcuola, tre parrocchie impegnate nell’accoglienza di famiglie ucraine. Gli ascolti eseguiti tra Caritas parrocchiali (468) e Centro Fondazione Caritas Jesina in viale Papa Giovanni XXIII (615) sono stati 1.083, 524 le famiglie seguite. Sempre tra realtà parrocchiali (73.765 euro) e Centro jesino (36.300) erogati aiuti economici per 110.065 euro. Tra la mensa Caritas (14.591) e le strutture d’accoglienza, 21.761 i pasti distribuiti. Sono alcuni dei numeri dell’attività 2023 della Caritas nella Diocesi di Jesi, presentati dal direttore Marco D’Aurizio e dagli operatori con l’introduzione del vescovo di Jesi, monsignor Gerardo Rocconi.

«La Chiesa non è solo Caritas – le parole del Vescovo – anche se il servizio offerto nel sociale da Caritas è la parte che ne appare di più. E la Caritas non solo è ciò che si fa ma perché lo fa: per esprimere l’amore stesso di Dio. Per questo va anche controcorrente nelle sue scelte. Come oggi: mentre si parla di armi e di guerra, il vescovo di Jesi, lo potete dire, è un pacifista».

Il vescovo di Jesi, monsignor Gerardo Rocconi, e il direttore Caritas Marco D’Aurizio

Nel 2023 le Caritas parrocchiali hanno erogato 540 buoni scuola, 6.199 pacchi viveri, 6 gli interventi per distribuire mobili, 308 gli accessi per gli indumenti, 73 gli incontri di orientamento lavoro.

Il Centro di ascolto diocesano ha erogato 7.328 euro per spese sanitarie, 2.115 per igiene personale, 535 euro per spese burocratiche, 3.840 per trasporto, 16.293 per spese domestiche, 3.605 per affitti, 2.585 per ricariche telefoniche. Sono poi stati 288 i colloqui di orientamento professionale svolti, 3 i tirocini attivati, 9 i percorsi formativi. 23 le persone inserite nel mondo del lavoro col coinvolgimento di 13 aziende. È Caritas a gestire, per l’Asp, la struttura pubblica della Casa delle Genti per la prima accoglienza dei senza fissa dimora, che nel 2023 ha ricevuto 240 persone per 4.248 pernottamenti. Altre 16 persone e 1.151 notti sono invece state gestite dalla seconda accoglienza di Casa Alleanza Caritas. Trentaquattro le persone ospitate a seguito dell’emergenza Ucraina, otto quelle coinvolte in progetti di housing first, di cui 2 hanno raggiunto l’autonomia.

L’emporio alimentare ha fornito a 375 persone e 186 nuclei familiari cibo per 44.665 euro di valore. «Il passaggio dal pacco alla scelta nell’emporio di ciò che si preferisce e di cui c’è bisogno, è un segnale importante di dignità» spiegano gli operatori. Lo stesso per Ri.Vesti.Amo, l’emporio solidale degli indumenti: 755 utenti, 2.400 accessi. «Stiamo studiando – dice D’Aurizio – la possibilità di recuperare e vendere gli abiti che ci sono consegnati, andrebbe nella direzione di un minore consumo. Attualmente distribuiamo in abiti il 15% del donato, l’eccedenza è gestita dalla Nicoletti Servizi, che ci evita il costo di smaltimento di quello che sarebbe un rifiuto speciale».

Ci sono poi i servizi di ambulatorio medico – con un prezioso supporto psicologico dei senza dimora – per 38 visite di controllo, e di armadio farmaceutico, con 1.061 farmaci ricevuti, 238 erogati e 683 donati al Banco Farmaceutico. Infine la partecipazione a 27 percorsi di giustizia per lavori di pubblica utilità e messa alla prova, le 109 persone incontrate per il Centro Servizi Povertà, la novità del Pronto Intervento sociale, il servizio civile per 4 giovani e i Corpi Europei di Solidarietà per due. Rapporti speciali con Ghana, col rientro a casa assistito di Paul, e Kenya.

Da D’Aurizio un accento speciale: «Forte l’emergenza sul fronte della casa: tantissime in città le abitazioni non in affitto perché i proprietari richiedono garanzie ma senza un contratto a tempo indeterminato non si ottiene un alloggio e senza un alloggio è difficile trovare quella stabilità che consente di trovare e tenere un lavoro. Servono evidentemente politiche diverse che consentano di trovare un equilibrio».