FABRIANO – Nulla di fatto nell’ambito della vertenza Beko Europe che per Fabriano vede ancora il rischio di 274, esuberi suddivisi tra i 64 dello stabilimento di Melano e i 210 delle funzioni staff.
I sindacati si dichiarano ancora «insoddisfatti» e confermano «che sarà impossibile un accordo senza impegno vero che escluda i licenziamenti». Dalla multinazionale turco-americana nessuna dichiarazione ufficiale al termine dell’ennesimo incontro tenutosi oggi, 25 marzo, al Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Vertenza Beko, i dettagli
Sui piani industriali, alcune delucidazioni sono state date e alcuni impegni sono stati presi sui nuovi prodotti da assegnare a Cassinetta, Comunanza, Melano, nonché sulle nuove attività di Carinaro, «ma chiediamo un immediato confronto di dettaglio in ciascun stabilimento che chiarisca articolazione e ricadute degli investimenti e delle missioni produttive».
Poi il nodo esuberi che per le Marche: oltre ai numeri fabrianesi, ci sono da aggiungere gli 80 lavoratori a rischio a Comunanza, nell’Ascolano.
Altro nodo è legato agli eventuali incentivi all’esodo, per i quali «non abbiamo ricevuto una risposta accettabile», essendo «inferiori a quelli pattuiti in passato», né sugli ammortizzatori sociali, «che noi chiediamo conservativi con meccanismi di rotazione e in ogni caso tali da escludere davvero i licenziamenti», si legge nella nota congiunta Fim-Fiom-Uilm.
Dunque, un accordo che appare ancora lontano senza che prima si sciolgano questi punti cruciali. Le parti si sono aggiornate al pomeriggio del 2 aprile prossimo, incontro per il quale «abbiamo chiesto al Governo di coinvolgere le Regioni Lombardia e Marche per tentare di scongiurare la chiusura dei centri ricerca».