JESI – Via al bando per individuare la start up che dovrà gestire il Museo Federico II Stupor Mundi, da qualche mese divenuto di proprietà comunale.
Le domande andranno presentate all’Ufficio Protocollo del Comune entro le ore 13 del 6 marzo prossimo, alla proposta vincitrice saranno garantiti otto anni di gestione ma per i soli primi tre anni un contributo annuale di 150 mila euro. Un impegno di 450 mila euro complessivi che «a fronte di un periodo gestionale di 8 anni- dicono dal Comune- risulta di entità ragionevole e, comunque rispondente ad un criterio di contenimento della spesa comunale rispetto ad una gestione diretta».
Scopo del bando «selezionare una proposta progettuale per l’avvio di una start up che abbia tra i suoi obiettivi principali la gestione, lo sviluppo, la riqualificazione e l’animazione del “Museo Federico II Stupor Mundi”, anche attraverso iniziative innovative, sia culturali che tecnologiche, che perseguano obiettivi di valorizzazione e sviluppo occupazionale».
Requisiti richiesti un’età al di sotto dei 35 anni e la residenza nelle Marche per il proponente o almeno i due terzi della squadra che presenterà il progetto. Al capitale della startup potranno partecipare “business angel” o altri finanziatori che i proponenti potranno decidere di coinvolgere, comunque con una quota non superiore al 40% del capitale sociale.
Fra i criteri premiati nel definire la graduatoria il carattere innovativo dell’iniziativa proposta, la sostenibilità economica e finanziaria del progetto imprenditoriale (autofinanziamento e capacità di intercettare risorse aggiuntive), le prospettive di mercato del Museo Federico II connesse all’ottimizzazione del suo posizionamento, al miglioramento della sua capacità attrattiva e al potenziale impulso ai flussi turistici. Valorizzate inoltre la capacità del progetto di generare occupazione e sviluppo, le proposte di innovazione tecnologica rispetto alla situazione attuale, la capacità di sviluppare sinergie con la rete museale comunale e di instaurare rapporti di collaborazione con la Fondazione Federico II Hohenstaufen, il Museo diocesano, l’Istituto Marchigiano di Enogastronomia.