JESI – La Santa Messa è tornata nella chiesa di San Pietro Apostolo, nel cuore storico della città di Jesi: da questo mese di maggio, alle 9 di ogni domenica mattina, dopo la riapertura al pubblico e al culto dell’edificio, chiuso a seguito dei controlli che vi erano stati effettuati dopo la scossa sismica del 30 ottobre 2016 e i conseguenti lavori di messa in sicurezza. Con la sua caratteristica scalinata d’accesso e i mosaici d’epoca romana presenti al di sotto dell’edificio, il centro più popolare della città recupera un pezzo importante della sua identità e rimargina una ferita che era rimasta aperta. Ed è di nuovo possibile, passeggiando per i vicoli di Jesi e imbattendosi in San Pietro in una mattina di primavera, entrare per raccogliersi in preghiera o solamente apprezzarne la bellezza, magari accolti dalla musica che suona all’interno.
Di recente, il Comune di Jesi ha potuto disporre la revoca dell’ordinanza che aveva decretato la chiusura. Nel fine settimana successivo alla Pasqua la riapertura e la prima Messa, presieduta dal vescovo Gerardo Rocconi. In questi anni, attività della parrocchia di don Claudio Procicchiani e celebrazioni avevano continuato a svolgersi nei locali della canonica attigua alla chiesa.
Dopo il terremoto del 30 ottobre 2016, scalinata e facciata erano stati transennati e interdetti a fedeli e visitatori, temendo inizialmente per la stabilità della croce di ferro che orna il campanile. Poi l’ulteriore divieto del Comune: «Chiusura al pubblico della chiesa di San Pietro Apostolo, vietandone l’accesso fino a quando non siano stati eseguiti tutti i lavori necessari a garantire la sicurezza». Serviva infatti, aveva fatto sapere la Diocesi, un «intervento di rinforzo sugli archi, data la presenza di danni strutturali non visibili».
I lavori, avviati infine nel luglio dello scorso anno, sono stati seguiti dall’architetto Ermanno Tittarelli e dall’ingegnere Leonardo Leoni. Nel mezzo una interruzione a cavallo di vecchio e nuovo anno per predisporre una variante al progetto. «Si è trattato di un intervento di messa in sicurezza- dice Tittarelli– sulla base di quanto indicato dalla scheda di valutazione redatta a seguito dei sopralluoghi post sisma, in accordo con la Soprintendenza e gli enti competenti. Sono state predisposte catene sul perimetro, consolidati i portali interni e poi, con i ponteggi, si sono potute verificare e rimediare anche situazioni riscontrate sulla facciata, come mattoni pericolanti o altro».
La chiesa di San Pietro Apostolo è tra le più antiche di Jesi. Sorge sull’area di una preesistente costruzione risalente al periodo longobardo e su una ancora più antica costruzione risalente al periodo romano, della quale gli scavi hanno messo in luce una pavimentazione a mosaico. Un tesoro nascosto, più volte oggetto, prima del sisma, di aperture al pubblico e visite guidate ogni volta di grande successo. La chiesa, dotata di fonte battesimale, fu probabilmente la prima Pieve della città e della diocesi. In età medioevale era di stile gotico con porticato e aveva l’ingresso rivolto in via Baldassini, sulla destra dell’accesso attuale. Un violento incendio distrusse gran parte dell’edificio, ricostruito nelle forme attuali a partire da metà ‘700 su progetto di Gaetano Fammilume. Ma è assai probabile che sia intervenuto anche l’architetto Mattia Capponi, in particolare per quanto riguarda la scenografica scalinata d’ingresso a doppia rampa avvolgente e la caratteristica facciata munita di due piccole torri campanarie, che fanno di questa chiesa uno dei più armoniosi edifici religiosi settecenteschi di Jesi. Nelle quattro edicole delle torri erano state sistemate statue degli apostoli scolpite dal folignate Stefano Montrocchi, distrutte dai giacobini nel 1798. All’interno, oltre ad interessanti affreschi, è esposta sull’altare maggiore la “Consegna delle chiavi a S. Pietro”, opera di Ricci.