JESI – Incontro immediato con la proprietà e coinvolgimento del Ministero competente. Lo ha proposto l’assessora regionale al lavoro, Loretta Bravi, nel corso dell’incontro a Palazzo Leopardi, convocato dal Presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo, per fare il punto sulla situazione di crisi della Meccanica Generale, dopo che la proprietà ha comunicato l’intenzione di chiudere l’azienda, ipotizzando concordato liquidatorio e messa in mobilità dei circa 70 dipendenti. La proposta ha incontrato il pieno appoggio da parte dello stesso Mastrovincenzo, del consigliere regionale Enzo Giancarli, dei rappresentanti sindacali (Fiom Cgil e Fim Cisl) e della Rsu presenti alla riunione. Un confronto nel corso del quale è emerso anche, da parte dei rappresentanti sindacali il timore che voglia essere messa in atto una delocalizzazione della produzione, considerato che, è stato sottolineato, la stessa proprietà avrebbe delle attività in Messico.
«La proprietà ha annunciato nei giorni scorsi l’intenzione di chiudere, avviando le procedure di licenziamento per gli oltre 70 dipendenti- dice il presidente Mastrovincenzo– la Regione incontrerà al più presto la proprietà e coinvolgerà il Ministero. Continueremo a fare tutto il possibile per tutelare i diritti dei lavoratori e la salvaguardia dei livelli occupazionali».
Già nei giorni scorsi Mastrovincenzo aveva avuto un primo incontro coi lavoratori, assicurando l’impegno per un confronto con l’assessore e per eventuali altre iniziative da attivare in tempi brevi. A Palazzo Leopardi sono state ripercorse le tappe fondamentali della storia aziendale, a partire dal momento dell’avvio nel 1964 con una conduzione di tipo familiare, che ha saputo garantire e far crescere il prestigio della Meccanica Generale a livello internazionale. Nel 2009 i primi problemi e nel 2012 la dichiarazione degli esuberi con la richiesta della cassa integrazione. Come evidenziato ancora una volta dai rappresentanti sindacali, il succedersi di amministratori delegati che ha caratterizzato gli ultimi anni, la conseguente mancanza di un serio piano di sviluppo, tenuto conto anche delle mutate esigenze di mercato, e la crisi del “bianco” (elettrodomestici) hanno fatto capire che qualcosa non stesse andando per il verso giusto. Fino alla decisione comunicata dalla proprietà di voler chiudere lo stabilimento marchigiano. Ancora molte incertezze, invece, per quanto riguarda quello ubicato in Umbria, che conta attualmente quarantacinque dipendenti.