JESI – «Abbiamo finito di monetizzare le risorse lasciate al Comune da Daniela Cesarini. Serviranno a realizzare il progetto per il “dopo di noi” che era stato indicato da Daniela con le sue ultime volontà e il resto a procedere all’abbattimento di alcune barriere architettoniche, ancora purtroppo presenti in città». Così il sindaco Massimo Bacci nel ricordare, a sei anni dalla scomparsa il 25 aprile 2013, Daniela Cesarini, già assessora ai servizi sociali, disabile, comunista, che nel giorno della Liberazione scelse sei anni fa il suicidio assistito in Svizzera.
Nel nominare il Comune suo erede universale, Daniela Cesarini dispose l’utilizzo delle risorse per realizzare una «casa famiglia pubblica, preferibilmente vicino al centro storico, per disabili soli o con famiglie che non riescono più ad assisterli nel proprio domicilio». Ma non sono ancora state individuate sede e struttura per ospitarla. Si era pensato al convento delle Clarisse di San Marco, donato al Comune, ma non mancano le difficoltà, burocratiche e di costi della ristrutturazione. Spunta anche l’ipotesi dell’ex convento delle Giuseppine in piazza Pergolesi, di proprietà attualmente privata. Alle spalle di San Nicolò, il recupero delle Giuseppe, che prevedeva la realizzazione di appartamenti, è stato stoppato da qualche anno dalla prima giunta Bacci, dopo i pareri negativi di Provincia e Soprintendenza.
Dice Bacci: «Stiamo lavorando solo e soltanto con l’interesse di rendere piena soddisfazione alla volontà espressa da Daniela Cesarini. L’eredità è importante ma non tale da permettere da sola la realizzazione di un nuovo edificio o la ristrutturazione. Stiamo perciò vagliando ogni possibile soluzione. L’ex Giuseppine è una possibilità ma in questa fase non voglio illudere nessuno. Non c’è ancora nero su bianco e attualmente l’unico atto amministrativo formalizzato sulla questione è e rimane per ora quello che indicava il convento a San Marco».