Jesi-Fabriano

Statuto, l’Anpi raccoglie firme. Massaccesi: «Anti-storico rinnegare certi valori»

All'assemblea pubblica jesina sulla scomparsa di antifascismo e Resistenza dal documento, interventi del presidente del Consiglio a difesa del lavoro svolto e di Adelmo Cervi, figlio di uno dei sette fratelli torturati e ammazzati il 28 dicembre 1943

A sinistra Daniele Massaccesi, presidente del Consiglio comunale, prende la parola all'assemblea dell'Anpi

JESI – «Semplice riscrittura, non revisione dello Statuto comunale. Sarebbe anti-storico rinnegare certi valori». Così Daniele Massaccesi, presidente del Consiglio comunale, intervenendo all’assemblea pubblica convocata dall’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, di Jesi, dopo la scomparsa dei riferimenti a antifascismo e Resistenza nella proposta di nuova versione dello Statuto.

L’intervento di Adelmo Cervi all’assemblea pubblica dell’Anpi

Una assemblea che ha visto in chiusura anche l’intervento appassionato di Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli di cui ricorrerà il prossimo 28 dicembre il 75esimo anniversario della loro fucilazione, dopo essere stati torturati, per mano fascista a Reggio Emilia. «Dobbiamo batterci- ha detto Cervi- perché su certe strade non si torni più. A me hanno fucilato mio padre e i miei zii, credo che si sia già pagato un prezzo abbastanza salato per continuare a stare ad ascoltare oggi certi discorsi». La ventilata modifica senza più antifascismo e Resistenza, ma con dentro il titolo Città Regia, dello Statuto aveva suscitato notevoli polemiche (il sindaco Massimo Bacci e poi in assemblea lo stesso Massaccesi hanno detto ora che i termini al centro del contendere rientreranno). E l’Anpi intanto ha lanciato un raccolta firme, «per chiedere che l’articolo 4 resti immutato nella sua formulazione (quella che prevede i riferimenti a antifascismo e Resistenza quali valori) e che resti fuori dallo Statuto l’espressione Città Regia, titolo che non esiste in araldica e di cui non esiste alcun documento». Altrimenti, ha detto introducendo la riunione la presidente dell’Anpi di Jesi Eleonora Camerucci: «Dallo Statuto restano fuori la storia e dentro la propaganda».

In sala il consigliere regionale Enzo Giancarli e anche quattro ex sindaci della città: Vittorio Massaccesi, Aroldo Cascia, Gabriele Fava e Fabiano Belcecchi. Ed è stato infine Fava a incalzare il presidente del Consiglio Daniele Massaccesi. «Perchè – ha chiesto l’ex sindaco – ha portato lo stesso in votazione la proposta di nuovo Statuto nonostante l’articolo 83 dello Statuto stesso prevedesse prima un percorso di comunicazione e condivisione pubblica?».

Dal canto suo Daniele Massaccesi ha difeso il lavoro effettuato per la modifica del documento: «Complesso e effettuato con l’apporto di tutti, maggioranza e minoranza consiliare. Ci siamo anche guardati intorno e, ad esempio, nello Statuto del Comune di Marzabotto (località simbolo, che nell’eccidio per mano nazi-fascista del settembre-ottobre 1944 vide trucidati 775 civili inermi) non ci sono i termini antifascismo e Resistenza, che pure saranno re-introdotti in quello di Jesi. Nessuno vuole insabbiare, dimenticare, oltraggiare. Abbiamo anche preso spunto da una bellissima premessa alla Costituzione del Sudafrica, introdotto novità come il question time per i cittadini in Consiglio o la figura del consigliere giovane aggiunto. Ma nessuno voleva rinnegare certi valori». Confermato da Massaccesi l’intento di portare di nuovo la modifica dello Statuto in Consiglio a gennaio, dopo aver tenuto una assemblea pubblica sulla questione.

Fra i tanti interventi dal mondo politico (Jesi in Comune, Pd, anarchici), sindacale e dell’associazionismo, quello inviato da Gianfranco Berti del Centro studi Calamandrei: «Di fronte alla immoralità storica, si può anche arrivare ad occupare l’aula del Consiglio per opporsi».