Jesi-Fabriano

Fabriano, Vertenza Beko: due pullman di lavoratori a Roma per il confronto in Ministero

Un centinaio di dipendenti della newco turco-americana porta la sua protesta a Roma, per ribadire il no al piano industriale che prevede quasi 400 esuberi nel Fabrianese e 320 nell'Ascolano

Sindacati e operai di Beko Europe

FABRIANO – Due pullman con a bordo un centinaio di lavoratori alla volta di Roma dove il 30 gennaio prossimo, nella sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, si svolgerà alle 16:30 un nuovo tavolo di confronto su Beko Europe, alla presenza di azienda, organizzazioni sindacali ed enti locali.

Da ricordare che i sindacati di categoria Fiom-Fim-Uilm hanno proclamato 8 ore di sciopero in tutto il gruppo Beko, proprio per la giornata del 30 gennaio, contro il piano di chiusure e licenziamenti presentato dalla multinazionale turca/americana.

Al centro della discussione del tavolo il Piano industriale presentato nel novembre del 2024 dalla newco controllata al 75% dai turchi di Arcelik e al 25% dagli americani di Whirlpool. Un duro impatto per le Marche: a Fabriano quasi 400 esuberi tra operai (66 a Melano), impiegati e dirigenti (circa 300 su quasi 550 totali, tra ridimensionamento degli uffici regionali e chiusura dell’unità di Ricerca e Sviluppo); a Comunanza, nell’Ascolano, circa 320 per la chiusura dello stabilimento entro il 2025.

La dichiarazione della Fiom

«Per aumentare ulteriormente la pressione, è stato organizzato un presidio dei lavoratori per chiedere all’azienda di ritirare il piano industriale e presentarne uno radicalmente diverso, e per chiedere al Governo di intervenire con strumenti concreti a garanzia degli stabilimenti e delle sedi delle Beko, dell’occupazione e anche di tutto il settore», ha commentato Pierpaolo Pullini, componente della segreteria provinciale della Fiom, nonché responsabile del distretto produttivo di Fabriano, a nome di tutte le sigle sindacali di categoria.

«Il territorio fabrianese rischia di essere il più penalizzato a causa di una strategia inaccettabile portata avanti dalla multinazionale», conclude.