JESI – I contribuenti di Jesi hanno potuto notare un aumento della tassa rifiuti con l’arrivo della seconda rata, in scadenza al 1° dicembre.
Il Comune spiega così l’incremento della Tari, in una nota: «L’aumento, seppur contenuto, (…) è dovuto alla nuova modalità di calcolo imposta a tutti i Comuni italiani dall’Arera, l’Autorità nazionale di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente. Il provvedimento è entrato in vigore nel mese di ottobre dello scorso anno e produce i suoi effetti proprio dal 2020. Di conseguenza il Comune di Jesi, nel definire il piano economico con JesiServizi per l’anno corrente, ha dovuto rimodulare i propri conteggi prevedendo un costo di 500 mila euro in più – e passando così da 6,5 a 7 milioni di euro – per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Si ricorda che per legge il costo del servizio deve essere finanziato per il 100% dalla relativa tassa».
Il Comune continua così: «Rispetto all’anno precedente, questa volta la seconda rata a saldo è difforme dalla prima, dal momento che l’una è stata conteggiata con le tariffe 2019 per il 49% del dovuto, mentre l’altra contiene il ricalcolo dell’importo con le nuove tariffe 2020 per il saldo. A livello percentuale l’aumento è di circa il 2,8% per le attività produttive e di circa il 6% per le famiglie».
L’Ufficio Tributi invita i contribuenti ad avvalersi, laddove ne avessero la possibilità, della modalità del pagamento on line con l’home banking al fine di evitare file o assembramenti negli uffici postali o in banca. Ad ogni modo, eventuali brevi ritardi, rispetto alla scadenza del 1° dicembre, non comporteranno applicazioni di sanzioni.
La nota dell’amministrazione Bacci non risparmia riflessioni laterali, di carattere politico: «Va aggiunto che la mancata presenza di un biodigestore in provincia per il recupero della frazione organica, in una logica di economia circolare, causa una spesa per JesiServizi pari ad ulteriori 500 mila euro per il trasporto e lo smaltimento di 3.800 tonnellate annue in un impianto addirittura in provincia di Mantova. Qualora tale impianto venisse realizzato, come Jesi aveva proposto su richiesta della stessa assemblea d’Ambito Ata (l’organismo composto da tutti i sindaci della provincia per la gestione dei rifiuti), lo smaltimento della frazione organica avrebbe un costo praticamente dimezzato, con conseguenti positivi effetti anche sulla tassa rifiuti. Purtroppo una certa politica provinciale di vecchio stampo continua a tergiversare rendendo completamente immobile l’Ambito Ata (da anni, per esempio, si è in attesa di un piano della raccolta provinciale dei rifiuti) senza assumersi la responsabilità di decidere, o peggio decidendo con finalità difficilmente comprensibili, con il risultato che ancora oggi non vi è una prospettiva diversa dal gestirli con gli stessi attori e le stesse modalità di sempre, a costi ambientali ed economici elevatissimi».